È arrivata ieri, nella serata del 27 novembre, la proroga della tregua tra Israele e Hamas. Un accordo già auspicato dal presidente statunitense Joe Biden e dall’Unione Europea. Lo scambio di prigionieri sembrava sul punto di essere sospeso per riprendere l’offensiva militare lungo la Striscia di Gaza. Ma è stato annunciato che proseguirà per altri due giorni.
Continua lo scambio di prigionieri
Nei primi tre giorni di tregua, le operazioni di rilascio degli ostaggi sono proseguite senza intoppi. Fino alla giornata di ieri, quando entrambe le parti hanno contestato la lista dei detenuti da rilasciare. In particolare Hamas chiedeva l’applicazione del “principio di anzianità”, dando precedenza ai prigionieri già in stato di arresto da prima dello scorso 7 ottobre.
Per risolvere l’impasse ha poi ricoperto un ruolo fondamentale la mediazione dell’Egitto e del Qatar, come riportato da ANSA. La conferma è arrivata proprio dal capo dell’Ufficio stampa statale egiziano Diaa Rashwan.
La proroga della tregua
La fine della tregua era prevista per lunedì 27 novembre. Ma la programmata ripresa delle ostilità aveva già sollevato delle preoccupazioni. Il Presidente USA Biden si era dichiarato “personalmente impegnato nelle negoziazioni”. Josep Borrell, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, aveva invitato a proseguire il “cessate il fuoco” per lavorare a una soluzione politica. Lo stesso premier israeliano israeliano Benjamin Netanyahu, in visita a Gaza, aveva mostrato disponibilità a proseguire la tregua, pur senza dimenticare come Israele consideri la distruzione di Hamas uno dei suoi obiettivi principali.
Le richieste internazionali sono state esaudite: in serata il portavoce del Ministro degli Esteri del Qatar, Majed Al Ansari, ha annunciato su X il raggiungimento dell’accordo per una proroga di altri due giorni di tregua tra Israele e Hamas. La Croce Rossa egiziana ha dunque comunicato che dall’Egitto proseguirà l’accoglienza dei feriti palestinesi e l’invio degli aiuti umanitari. Il quotidiano israeliano Haaretz ha poi confermato l’estensione della tregua e il rilascio complessivo di altri 20 ostaggi, 10 al giorno, in cambio di 60 prigionieri palestinesi.
Gli ostaggi di Hamas: la storia di Hila Rothem
Dietro il numero dei primi ostaggi liberati da Hamas si nascondono vite e speranze. Molte famiglie sono tornate a respirare, dopo quasi due mesi di apprensione per la salute dei propri cari. Altre non riescono ancora a trovare pace. È il caso di Hila Rothem, ragazza di 13 anni rapita insieme alla madre Raya lo scorso 7 ottobre nel Kibbutz Be’ eri, uno dei più colpiti dall’attacco di Hamas. Secondo il Times of Israel, il villaggio ha visto ridurre la sua popolazione del 10% in seguito all’operazione Diluvio Al Aqsa.
Il rilascio della giovane israeliana è avvenuto nella notte tra sabato 25 e domenica 26 novembre, senza sua madre. Ma l’intesa tra le due parti prevedeva che figli e genitori non venissero separati. I fondamentalisti, dal canto loro, si sono difesi dicendo che gli ostaggi sono in mano a diversi gruppi, come la Jihad Islamica. Non sarebbe stato quindi possibile rintracciare la madre della ragazza. Eppure, secondo il telegiornale israeliano Canale 12, Hila Rothem avrebbe confessato che lei e sua madre sono state divise due giorni prima del rilascio. Il caso ha suscitato lo sdegno dell’opinione pubblica dello Stato Ebraico. E lo zio della ragazza ha lanciato un appello televisivo: «Hila è tornata senza sua madre e questa è una chiara violazione dell’accordo. Chiediamo a Hamas e ai mediatori che Raya torni subito a casa, come concordato».
A cura di Davide Aldrigo ed Ettore Saladini