«Sono felice di annunciare che il presidente Erdogan ha concordato di concedere l’ingresso della Svezia nella Nato il prima possibile». Le parole arrivano dal segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, mediatore dell’incontro tra il presidente turco e il premier svedese Ulf Kristersson. Il tutto alla vigilia del vertice di Vilnius, in Lituania, dell’11 e 12 luglio, che coinvolgerà i 31 Paesi della Nato. Oltre alla Svezia, si discuterà di un possibile ingresso dell’Ucraina, al momento bloccato per via della guerra con la Russia.
L’accordo tra Turchia e Svezia
Il «passo storico che rende tutti gli alleati più forti e sicuri» – come lo definisce Stoltenberg – è arrivato dopo un incontro di oltre due ore. La Svezia aveva chiesto di entrare nella Nato a seguito dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina nel maggio 2022. L’annessione era stata però bloccata da Ankara, che accusava Stoccolma di ospitare membri di alcune organizzazioni curde come il PKK considerate terroristiche. Dopo mesi di trattative, il semaforo verde è arrivato ma a una condizione: l’ammissione della Svezia deve essere collegata all’entrata della Turchia nell’Unione europea. Per il momento Bruxelles frena. «I due processi paralleli, quello dell’allargamento della Nato e quello dell’allargamento Ue – ha sottolineato una portavoce della Commissione – sono separati».
Glad to announce that after the meeting I hosted with @RTErdogan & @SwedishPM, President Erdogan has agreed to forward #Sweden‘s accession protocol to the Grand National Assembly ASAP & ensure ratification. This is an historic step which makes all #NATO Allies stronger & safer. pic.twitter.com/D7OeR5Vgba
— Jens Stoltenberg (@jensstoltenberg) July 10, 2023
Il ruolo dell’Ucraina
La decisione di Erdogan sblocca una situazione di stallo e permette al vertice di Vilnius di concentrarsi su un’altra grande questione. La città si appresta infatti ad accogliere Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino cercherà di fare pressioni sugli alleati per ottenere anche lui il via libera all’ingresso nella Nato. La linea che prevale è quella dello stop: dalle interlocuzioni degli ultimi giorni è emerso con chiarezza che un’adesione dell’Ucraina accrescerebbe il rischio di una guerra globale in maniera esponenziale. Il motivo di fondo si concentra sull’articolo 5 del trattato Nato sul mutuo soccorso che obbliga i Paesi membri a intervenire in caso di attacco a un partner ufficiale. Nel frattempo si è accesso un dialogo tra Cina e Stati Uniti: Pechino avrebbe intimato a Putin di non usare le armi atomiche e Washington avrebbe rallentato l’adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica.
Le mosse di Giorgia Meloni
La posizione del governo italiano è in linea con quella degli altri Paesi: massima apertura alla prospettiva di un ingresso di Kiev nella Nato ma solo nella fase postbellica. Durante il vertice, Giorgia Meloni parlerà di un altro tema che le sta a cuore: l’estensione dell’alleanza anche nel Mediterraneo in chiave anticinese. Con particolare attenzione all’Africa, dove il disimpegno americano ha prodotto negli ultimi anni l’avanzata incontrastata di Mosca e Pechino. Prima di volare a Vilnius, la premier ha salutato, assieme al Ministro della Difesa Guido Crosetto, i 270 militari italiani impegnati in Lettonia. Ha invece schivato le domande relative ai problemi della maggioranza di governo. «Facciamo un punto stampa alla fine del summit – ha ribadito ai cronisti – ora sono molto in ritardo». Novità in arrivo, non solo sul fronte estero ma anche su quello interno.