Sono passati quasi due mesi, ma il monumento di Vittorio Emanuele II mostra ancora i segni del gesto compiuto da Ultima Generazione. Due attivisti, Martina e Riccardo, l’avevano ricoperto di vernice gialla nella mattina di giovedì 9 marzo, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sui rischi derivanti dal «collasso ecoclimatico».
La pulizia inefficace
L’imbrattamento della statua equestre, situata di fronte al Duomo di Milano, replicava quanto fatto dagli ambientalisti contro le mura del Senato, della Scala e di Palazzo Vecchio, a Firenze. Dopo il gesto, i due giovani avevano fatto resistenza passiva ed erano stati portati via dalle forze dell’ordine: nei loro confronti è scattata una denuncia per imbrattamento di beni culturali o paesaggistici.
Differentemente da altre azioni analoghe compiute da Ultima Generazione, questa volta la vernice non è andata via: neanche un’ora dopo, gli addetti dell’Amsa erano intervenuti con le pulitrici a idrogetto, ma il loro lavoro si è rivelato inefficace. Sarà dunque necessaria un’opera di restauro, per riparare i danni a un monumento simbolo del patrimonio artistico cittadino.
La vernice “lavabile”
Gli attivisti di Ultima Generazione minimizzano queste polemiche. «Per noi è molto più importante parlare del perché abbiamo fatto quest’azione: c’è un collasso climatico, e il governo non sta facendo nulla per affrontarlo», sostiene Miriam. «Secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente, ogni anno, in Europa, muoiono 1200 minori a causa dell’inquinamento. E, come riportato dall’Istat, il 40% dei decessi dello scorso anno sono dovuti alla crisi climatica. È peggio del Covid. Se la mia casa brucia, non mi interessa nulla del mio tappeto prezioso».
Per Ultima Generazione l’imbrattamento della statua non è dunque il fulcro della questione. Ma gli attivisti si sono comunque difesi contro chi sosteneva che la loro intenzione fosse quella di sfregiare in modo irreversibile il monumento. «La vernice era la stessa usata per la Scala e per Palazzo Vecchio: era vernice idrosolubile», dichiara Miriam. «È alle amministrazioni che va chiesto perché non l’hanno lavata via».
Secondo i tecnici del Comune di Milano, i danni potrebbero dipendere dall’erronea interpretazione del termine “lavabile”. Dall’ufficio stampa fanno sapere che una vernice che presenta questa dicitura «consente di rimuovere macchie lievi dai muri quando la si utilizza, ma non si tratta in alcun modo di un prodotto che si può togliere con una semplice pulizia». Lavabile, quindi, non è sinonimo di idrosolubile.
Il materiale della statua
Eppure, nel caso di Palazzo Vecchio e della Scala, la vernice era andata via. Se la sostanza è la stessa, come sostengono da Ultima Generazione, da cosa dipendono le difficoltà nella pulizia del monumento?
La spiegazione potrebbe risiedere nell’usura del materiale su cui è stato applicato il prodotto. «Dipende dalla porosità intrinseca», sostiene Anna Volpe, restauratrice specializzata in materiali lapidei. «Granito e marmo di Carrara, che compongono il basamento della statua, e il bronzo di cui è fatto il monumento, non sono di per sé molto porosi. Hanno però un’età avanzata: un materiale più vecchio è anche più degradato e quindi ha una maggiore porosità. Dunque, assorbe per uno strato superficiale la vernice».
Tempi e costi del restauro
Qualunque sia la causa del danno, un restauro andrà fatto. «I tecnici si sono confrontati con la sovrintendenza», raccontano dall’ufficio stampa del Comune. «A seguito del sopralluogo, hanno stabilito che non è possibile procedere con una pulizia ordinaria, ma è necessario un team dedicato di restauratori». Servirà quindi una gara d’appalto per scegliere la società che svolgerà i lavori. Questo allungherà i tempi e comporterà un costo maggiore per la collettività.
Per quanto riguarda le tempistiche del restauro, dal Comune fanno sapere che la gara potrebbe essere aggiudicata nelle prossime settimane. «Anche se non c’è ancora una data esatta dell’intervento, credo che un orizzonte temporale realistico per il ripristino della statua potrebbe essere entro fine luglio», riferiscono dall’ufficio stampa.
Anche sui costi, che saranno coperti dalla città di Milano, non ci sono certezze. Il Comune non ha ancora fatto una stima precisa dei danni, ma, stando alle prime cifre circolate, pare che il restauro possa costare fino a 200 mila euro. Per Miriam di Ultima Generazione tale somma sarebbe eccessiva: «Un architetto ha scritto sui nostri social che si tratta di un prezzo gonfiatissimo. La statua aveva già bisogno di un restauro: probabilmente i costi tengono conto anche di quegli interventi».
La polemica continua
Per adesso, la statua resta ricoperta di vernice gialla. E in queste condizioni svetta nel centro di piazza del Duomo, attirando lo sguardo di turisti e cittadini. Finché rimarrà in questo stato, di certo non cesseranno le polemiche. Molti, infatti, continuano a considerare il gesto di Ultima Generazione uno sfregio al nostro patrimonio artistico.
Gli attivisti, però, sono determinati a proseguire la loro battaglia, organizzando altre azioni di protesta. Come sostiene Miriam, «in un rapporto delle Nazioni Unite si legge che abbiamo solo tre anni per invertire la rotta. Poi non potremo più risolvere il problema».