La salute mentale dei giovani è da diverso tempo un argomento caldo. Periodicamente, degli studi snocciolano cifre preoccupanti su insorgenza di sintomi depressivi, disturbi d’ansia, consumo di psico e neurofarmaci, pillole per dormire, per concentrarsi, per dimagrire e chi più ne ha, più ne prenda.
Chi si interroga sulle cause di questo fenomeno, lo ascrive a pandemia & Co. e alle dinamiche di una società che, tra i contenuti rose e fiori dei social, l’università, l’ingresso nel mondo del lavoro, chiede sempre di più ai propri giovani. In fondo, giusto nel 2009, Renato Zero ammetteva: «essere il primo a tutti i costi davvero stanca».
Tra le soluzioni proposte, c’è quella dell’istituzione dello psicologo di base. Ormai un must have per ogni partito che abbia qualsivoglia aspirazione governativa. Questa figura dovrebbe lavorare in collaborazione con il medico di famiglia o il pediatra, fornendo una prima assistenza ai giovani pazienti, indirizzandoli poi, se necessario, verso altri specialisti. Un provvedimento già realtà in diverse regioni italiane e che all’estero si presenta a volte con soluzioni innovative, come lo psicologo di strada di Harnes, comune di circa 12.000 abitanti del Nord della Francia. Qui, alcuni professionisti hanno dismesso abiti formali, scrivania e poltrona per andare dove sono i giovani, in strada, abbattendo le paure, i pregiudizi, le remore che questi potevano avere al solo pensare di entrare nello studio di uno psicologo.
Anche a Milano, città da sempre all’avanguardia, esiste ufficiosamente una figura del genere; e anche in questo caso, sembra essere di origini francesi. Il suo studio è sui marciapiedi di Via Senofonte. La sua terapia è semplice e diretta: “Car* mi*, io e te esistiamo «pour aimer et soufrir», ma ricorda: qualsiasi cosa ci affligga, «c’est pas compliqué»”.