Il Dipartimento di Stato americano ha reso noto che al-Qaeda ha un nuovo capo. Si tratta di Saif al-Adel, un egiziano di 62 anni che al momento risiede in Iran. Il nuovo leader prende il posto di Ayman al-Zawahiri, morto il 31 luglio 2022. Sulla sua testa c’è una taglia di 10 milioni di dollari.
Quel che sappiamo di al-Adel
«La nostra valutazione è in linea con quella delle Nazioni Unite: il nuovo leader di al-Qaida, Saif al-Adel, vive in Iran», ha fatto sapere un portavoce del Dipartimento degli Stati Uniti.
Saif al-Adel era un ex tenente-colonnello delle forze speciali egiziane, specializzato nell’utilizzo di esplosivi. Inoltre appartiene alla vecchia guardia del gruppo terroristico. L’uomo è stato infatti il responsabile dell’addestramento di alcuni degli attentatori dell’11 settembre, oltre a essere stato braccio destro di Osama bin Laden.
“La spada della Giustizia”
Saif al-Adel è il nome da battaglia, uno pseudonimo che l’uomo ha scelto per se stesso. Significa “la spada della Giustizia”. All’anagrafe egiziana, il suo vero nome Mohammed Salah al-Din Zaidan.
Nel 1988 scappò dall’Egitto, dove l’anno precedente era fallito un colpo di Stato per rovesciare il regime di Hosni Mubarak. In seguito si è aggregato ai mujaheddin afghani nella lotta contro i sovietici. Durante il soggiorno in Libano si è poi specializzato nell’utilizzo di esplosivi. Dal 2001 il suo nome è presente nella lista dei terroristi più ricercati dall’FBI. Il 2 agosto 2022, pochi giorni dopo l’uccisione di al-Zawahiri, al-Adel si trovava ancora in Iran agli arresti domiciliari. Ciò ha ritardato la sua ascesa a leader dell’organizzazione terroristica.
Una successione sofferta
A differenza dei suoi predecessori, i quali hanno mantenuto un alto profilo con video trasmessi in tutto il mondo e minacce agli Stati Uniti, secondo Reuters al-Adel avrebbe pianificato attacchi nell’ombra per anni. Il tutto mentre aiutava a trasformare al Qaeda nel gruppo militante più letale del mondo. L’uomo è considerato anche responsabile degli attentati dinamitardi alle ambasciate statunitensi in Tanzania e Kenya, che hanno ucciso 224 civili e ferito più di 5.000 altri.
Il gruppo terroristico non l’ha formalmente dichiarato “emiro” come di consueto, in quanto le autorità talebane in Afghanistan non hanno ancora riconosciuto l’uccisione di al-Zawahiri a opera di un razzo statunitense. Anche il fatto che Adel risiedesse in Iran, un Paese a maggioranza sciita, non è gradito all’organizzazione islamista sunnita al-Qaeda.