Quell’odio irrazionale, ingiustificato, insensato. Tra il 2019 e il 2021 in Italia sono stati rilevati 513 episodi di discriminazione nei confronti degli ebrei, descritti con i classici cliché negativi: razzisti, ricchi, tirchi, cospiratori, sionisti. È appena iniziato il nuovo anno e la cronaca si colora già di nuovi episodi di antisemitismo a Milano.
L’istruzione può cambiare le nuove generazioni
Per Walker Meghnagi, Presidente della Comunità Ebraica della città, «gli italiani non sono antisemiti, bisogna solo aiutare i giovani a capire». Nel 2022 ci sono state diverse aggressioni nei confronti di membri della collettività perché indossavano la kippah (copricapo maschile ebraico). È sicuro di una cosa: l’istruzione è l’elemento essenziale che manca per cambiare le nuove generazioni. «Non bisogna solo far conoscere chi sono gli ebrei, ma parlare anche delle altre minoranze».
Nella società attuale, in cui è più forte la voce di chi ha un grande seguito sui social, non si sensibilizza abbastanza la gente sul tema dell’antisemitismo. «Ci sono personalità che fanno audience. Persone ignoranti, nel senso che ignorano la gravità di questo problema e non sfruttano la loro popolarità online per insegnare qualcosa».
L’antisemitismo è salito alle stelle in particolare durante la pandemia, e specialmente sul web, dove i complottisti hanno trovato un terreno fertile per seminare le loro idee. «Scrivono cose terribili, fanno del male», dichiara Meghnagi.
L’estremismo che fomenta l’odio
Stefano Gatti, ricercatore dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC), conferma che in Italia il fenomeno «è visto come lontano». È come se non si cogliesse la sua virulenza nella vita reale, ma lo si percepisse solo online. Realtà virtuale in cui gli insulti si trasformano in una triste normalità. Secondo il dottor Gatti, «quest’odio è più presente in altre nazioni europee, dove ci sono anche omicidi». Nella nostra «tutto avviene sui social e dunque viene considerato lecito dalla gente». Gli utenti di questo genere di gruppi online alimentano a vicenda il proprio estremismo. L’essenza dei loro ideali trova però il maggiore sfogo nelle teorie della cospirazione, che vedono gli ebrei come burattinai «dei poteri oscuri».
Il ricercatore condivide quanto dichiarato da Meghnagi sul ruolo della pandemia nell’alimentare la macchina dell’odio. «Il cospirativismo come asse portante è presente da anni e si sta rinforzando col passare del tempo» – commenta Gatti – dalla pandemia alla Guerra in Ucraina». Il ricercatore condanna anche «la banalizzazione della Shoah da parte del Presidente russo Putin, il quale ha usato termini come «genocidio» o «nazista» in riferimento al governo ucraino. «La cosa più grave è che alcuni pensano che i responsabili della guerra siano ebrei in cerca di guadagno. Ebrei che paradossalmente appoggerebbero i nazisti ucraini citati da Putin», conclude. «Logiche perverse e senza senso», così come non ha senso l’antisemitismo.
Meghnagi ha però speranza nelle istituzioni e in una futura collaborazione per migliorare l’istruzione, per ripartire dai bambini. «Noi cerchiamo di tramandare. Vorrei un mondo in cui alla domanda chi è un ebreo, non si dica che è uno diverso, ma solo che ha un’altra religione».