Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Si tratta di un cavallo di battaglia della Lega, sul quale hanno insistito molto Matteo Salvini e il Ministro per gli Affari Regionali Calderoli. Il via libera al provvedimento è stato accolto dagli applausi dei presenti.
Soddisfatto, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha commentato: “Il Governo avvia un percorso per superare i divari che oggi esistono tra i territori e garantire a tutti i cittadini, e in ogni parte d’Italia, gli stessi diritti e lo stesso livello di servizi”.
Roberto Calderoli, primo firmatario della legge, ha definito quello di ieri «un giorno storico» per il nostro Paese: «Si tratta di una riforma necessaria per rinnovare e modernizzare l’Italia, nel segno dell’efficienza, dello sviluppo e della responsabilità. L’Italia è un treno che può correre se ci sono regioni che fanno da traino ed altre che aumentano la propria velocità, in una prospettiva di coesione».
Che cos’è l’Autonomia differenziata
L’autonomia differenziata consiste in una nuova distribuzione delle competenze tra Stato e Regioni, che meglio si conforma ai principi di sussidiarietà e differenziazione. Si tratta di attribuire alle Regioni a statuto ordinario ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Il trasferimento delle competenze dallo Stato a Comuni Province e Regioni fa sì che le decisioni rilevanti per la vita dei cittadini vengano prese dai livelli di governo che meglio ne conoscono le esigenze.
Secondo l’articolo 1 del Ddl, approvato dal Cdm il 2 febbraio, la norma è finalizzata alla semplificazione e all’accelerazione dei procedimenti legislativi. Il centrodestra vede infatti nell’autonomia uno strumento per un’organizzazione amministrativa più efficace di quella attuale. L’opposizione, invece, ritiene che la riforma non farebbe altro che aumentare il divario economico tra Nord e Sud Italia.
Le materie di competenza e il sistema dei LEP
Alle Regioni verranno quindi attribuite, in via esclusiva, alcune materie che attualmente rientrano nella competenza legislativa concorrente o esclusiva dello Stato. Tra le 23 materie che potrebbero essere gestite in via autonoma dalle Regioni ci sono la salute, le infrastrutture, i porti e gli aeroporti, i trasporti, la distribuzione dell’energia.
Le materie inerenti ai diritti civili e sociali possono essere trasferite alle Regioni solo subordinatamente alla determinazione, da parte dello Stato, dei cosiddetti LEP: i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali. I LEP devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione.
Rimangono dunque in capo alla competenza esclusiva dello Stato a garanzia di uniformità e coerenza in tutte le realtà regionali. La determinazione dei LEP e dei relativi costi e fabbisogni standard avviene mediante Dpcm, sentito il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni.
L’iter di approvazione della legge
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera all’approvazione del ddl Calderoli. Il testo è stato approvato dall’esecutivo, ma l’iter di emanazione della legge definitiva resta ancora molto lungo. Come detto dal Ministro Calderoli, durerà almeno un anno.
Durante i prossimi mesi, la cabina di regia, che il governo ha istituito con la scorsa Manovra, lavorerà alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Il progetto di legge passerà poi al Parlamento e, una volta superato lo step, toccherà alle Regioni presentare le richieste di autonomia.
Queste, saranno poi valutate dal Ministero degli Affari Regionali e dalla Conferenza unificata Stato-Regioni. Da qui si passerà al lavoro nelle Camere, che avranno 60 giorni per esaminare il testo. A seguito dell’approvazione da parte di Cdm e Regioni, si arriverà al voto finale delle Camere a maggioranza assoluta.
L’impatto dell’autonomia differenziata sulle prossime elezioni regionali
L’approvazione del ddl arriva in un momento delicato per il Governo, a pochi giorni
dalle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio. Proprio in Lombardia, nell’ottobre 2017 si era votato un referendum consultivo su questa materia che aveva visto vincere il Sì con il 96% dei voti favorevoli.
Non sono quindi mancate le parole del Presidente uscente Attilio Fontana: «Un risultato importante che, finalmente, riconosce e premia la volontà espressa dai lombardi e dai veneti attraverso un referendum per troppo tempo ignorato. Ottenere maggiore Autonomia significa consentire alla Lombardia, locomotiva economico-produttiva del Paese, di correre ancora più forte garantendo benefici non solo alla nostra regione ma a tutti gli italiani».
Se nel centrodestra si esulta per l’avvio dell’iter, da sinistra piovono critiche verso l’esecutivo. L’accusa più ridondante è quella di aver accelerato l’approvazione del provvedimento per trarne vantaggio alle imminenti regionali. Calenda, in un tweet, attacca: «L’approvazione del ddl Autonomia in Cdm è l’ennesima presa in giro elettorale di una politica che fa propaganda sull’assetto istituzionale dello Stato. Questa roba arriva in parlamento fra 6 mesi. Ma lo approvano di corsa e male la settimana prima delle elezioni regionali».
Anche Giuseppe Conte non ha risparmiato stoccate a Giorgia Meloni, colpevole di assecondare il leader leghista Salvini: «La patriota Meloni paga a Salvini la tassa per tenerlo in maggioranza, svende l’unità d’Italia per qualche punto percentuale in più alle regionali. Dobbiamo contrastare questo progetto di autonomia soprattutto sulla scuola e sulla sanità».