Il 14 dicembre i giudici del Tribunale di Istanbul hanno condannato Ekrem Imamoglu – Sindaco della città – a 2 anni, 7 mesi e 15 giorni di carcere per insulti a pubblici ufficiali. Una sentenza che potrebbe rivelarsi decisiva per il futuro della Turchia. Imamoglu è infatti uno dei papabili candidati alla guida della coalizione che si opporrà a Erdogan alle presidenziali del 2023. Questa condanna potrebbe dunque ostacolare la sua candidatura. Ma prima facciamo un po’ di ordine sulla vicenda.
Le ragioni della condanna
Le elezioni a Sindaco di Istanbul del marzo 2019 avevano decretato la vittoria di Imamoglu, candidato con il Partito popolare repubblicano (Chp). Tuttavia, la Commissione elettorale suprema della Turchia ha annullato l’esito della votazione per presunte irregolarità. Questo dopo poco più di un mese dall’inizio del suo mandato. Nel giugno dello stesso anno si è tenuta una seconda votazione che ha visto Imamoglu trionfare nuovamente, questa volta con un margine di preferenze ancora superiore. Con la sua vittoria è diventato dopo 17 anni il primo Sindaco di Istanbul appartenente a una formazione politica diversa dal Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) guidato da Erdogan.
Dopo aver vinto le elezioni, Imamoglu ha pronunciato la frase che gli è costata la condanna: «Coloro che hanno cancellato le elezioni sono dei folli». Il termine “folli” è stato interpretato dalla magistratura turca come un’offesa alla Commissione elettorale che aveva annullato la prima votazione. Imamoglu si è difeso affermando che le sue parole fossero invece rivolte al Ministro degli interni, Suleyman Soylu, che aveva usato lo stesso termine contro di lui.
Le conseguenze sugli incarichi pubblici
La sentenza non porterà alla carcerazione effettiva di Imamoglu perché la pena è al di sotto del limite oltre il quale in Turchia è previsto il carcere. La condanna comporta comunque il divieto di svolgere incarichi pubblici. Dunque, se questa verrà confermata dalla Corte d’Appello, ciò porterà alla destituzione di Imamoglu dalla carica di Sindaco. Ma non solo. Gli precluderà anche la possibilità di candidarsi alle presidenziali del 2023. In ogni caso, il giudizio della Corte potrebbe arrivare soltanto dopo le elezioni del prossimo anno. Questo impedirebbe comunque a Imamoglu di presentare la sua candidatura.
Le reazioni della politica
Parole di solidarietà sono arrivate dal suo partito e da altri esponenti dell’opposizione. Ma anche da Abdullah Gul, fondatore dell’Akp ed ex Presidente della Repubblica, ormai su posizioni distanti da quelle di Erdogan.
Il partito al governo ha visto in questa condanna la dimostrazione dell’indipendenza della magistratura turca. Di segno contrario il giudizio di Imamoglu: «Abbiamo visto come la magistratura non è indipendente. I nostri avversari politici, gruppi di pressione e interesse non si fermeranno contro di noi e continueranno a colpire in questo modo». Questa dichiarazione riprende precisamente le stesse parole pronunciate nel 1998 da Erdogan prima di finire in carcere.
L’impatto sulle presidenziali del 2023
La condanna nei confronti di Imamoglu può essere letta come un tentativo di estrometterlo dalla corsa alle presidenziali. Da molti viene infatti considerato come il rivale più temibile di Erdogan. Ma, se il ricorso venisse accolto, la condanna potrebbe favorire la sua vittoria. Basti pensare che quando lo stesso Erdogan da Sindaco di Istanbul finì in carcere, questo aumentò la sua popolarità favorendone l’ascesa politica.
C’è ancora chi interpreta la sentenza come un modo per ostacolare Imamoglu nella sua sfida contro Kemal Kilicdaroglu, leader del Chp. Chi sarà scelto diventerà il candidato dell’opposizione che sfiderà Erdogan alle elezioni. Tuttavia, l’effetto potrebbe essere, al contrario, quello di favorire la candidatura di Imamoglu.