Emanuele Monti, 37 anni, leghista, è presidente della Commissione Sanità in Regione Lombardia. Per un anno e mezzo ha lavorato a stretto contatto con Letizia Moratti, Assessore al Welfare e vice del governatore Attilio Fontana. Durante l’emergenza Covid, hanno portato avanti la campagna vaccinale e varato una legge per il potenziamento dei servizi sociosanitari. Poi la rottura e la decisione della Moratti di correre con il Terzo Polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi.
Emanuele monti, in regione era ritenuto un fedelissimo della Moratti. Deluso dalla scelta di abbandonare il centrodestra?
Da presidente della Commissione Sanità, ovviamente, con Letizia Moratti ho avuto un rapporto professionale intenso, così come con Giulio Gallera e Guido Bertolaso. Sulla scelta di carattere politico è chiaro che non ho condiviso questo cambio di rotta. La Moratti aveva due possibilità: o sostenere la scelta della ricandidatura di Fontana o trovare forze alternative alla destra, perché da noi non c’era spazio.
La Moratti ha più volte dichiarato che il motivo principale per cui ha lasciato il centrodestra è stato il reintegro dei medici no vax. Cosa ne pensa?
Lasciare il governo regionale per una decisione che è nazionale mi sembra quantomeno ambiguo. Forse sarebbe stato più onesto dire mi dimetto in quanto il centrodestra ha scelto di reclutare il governatore uscente e non accettare la mia candidatura autonoma. Fontana era il candidato naturale. Punto.
La coalizione dunque non poteva fare nulla per evitare lo strappo?
Fontana ha lavorato bene ed è riuscito a gestire una situazione complicatissima, nonostante attacchi mediatici dei giornali e della magistratura. Ha fatto un piano di rilancio regionale con 6 miliardi di euro di investimenti e creato le condizioni per una vaccinazione di ampio respiro, che poi la vicepresidente Moratti si è voluta intestare politicamente ma ricordiamoci che c’era anche la figura di Bertolaso, commissario legato alla gestione delle vaccinazioni. Quindi, se proprio vogliamo dirla tutta, l’attività vaccinale è stata guidata più da Bertolaso che dalla Moratti.
La sanità sarà sicuramente al centro del dibattito elettorale. Cosa propone da presidente di commissione?
In realtà spero che la sanità non sia troppo argomento elettorale, in quanto è un tema di confronto amministrativo più che politico, su cui non è pensabile fare demagogia. L’idea del centrodestra è molto chiara: sanità territoriale, investimenti sull’innovazione, valorizzazione delle professioni sanitarie e richiesta di autonomia nella programmazione della formazione dei medici. Per questo abbiamo varato una legge per potenziare la sanità, oltretutto insieme alla Moratti, oggi candidata da quella sinistra che ieri criticava la riforma.
La Moratti potrebbe sottrarre voti al centrodestra?
Non credo, a maggior ragione essendosi candidata con Renzi e Calenda, due ex big del Partito Democratico. Semmai il problema è dentro alla sinistra che è spaccata. Prova ne è il fatto che solo una parte di loro, per giunta minoritaria, ha deciso di appoggiare la candidatura della Moratti.