L’Ultima Cena è un evento noto a tutti, ma da molti non compreso dal punto di vista nutrizionale. Il cibo, è vero, ne è l’elemento portante per le suesimbologie: nei molteplici riferimenti alimentari, ognuno ha un preciso significato. Iniziando con la frase centrale in cui Gesù dice In verità vi dico, uno di voi mi tradirà. Colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò. Si può proseguire con Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me (Lc 22,19 e par.). Qui Gesù non offre agli apostoli, suoi commensali, semplicemente il pane, ma il suo corpo.
E ancora, al termine della cena Gesù dopo il corpo dona anche la sua essenza: il sangue: «Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (Lc 22,20 e par.) (Lc 22,20 e par.). Gesù opera quindi, in un atto di grande valore simbolico, una donazione separata del suo corpo e del suo sangue. Con un preciso effetto evocativo. Il corpo come fonte di sostanza (proteine dalla carne), e il sangue come elemento vivo ma etereo. All’epoca, infatti, il sangue costituiva un’essenza nutritiva e purificatrice considerata quasi impalpabile. Pozione magica e vitale (“il sangue è l’ottimo dei sughi”, osservava a metà del Cinquecento un medico filosofo), come ben documentato da Piero Camporesi nel suo Il Sugo della Vita.
Oltre all’atto eterno di offrire corpo e sangue, Gesù viene spesso descritto impegnato in atti culinari in cui cucina (il pane), offre del cibo (come il pesce arrostito per gli apostoli a Tiberiade) o accudisce la vigna per ottenerne il vino. L’Ultima Cena rimanda al pasto rituale della Pasqua ebraica, in ricordo della fuga degli ebrei dall’Egitto. Si mangiavano alimenti tipici e domestici come il pane azzimo (gli Ebrei in fuga dall’Egitto non avevano il tempo di fare lievitare il pane, quindi l’azzimo, con i suoi pochi minuti di preparazione, rappresentava il prodotto ideale), erbe amare (cicoria selvatica), charoset (salsa di frutta inaffiata con vino rosso, in ricordo del sangue versato dagli ebrei), agnello arrostito, e si beveva del vino allungato con due parti di acqua.
La descrizione del cibo consumato durante l’Ultima Cena, se pur con notevoli differenze dovute al periodo delle raffigurazioni (l’agnello arrosto compare solo alla fine del Trecento) e ai luoghi (i pesci per le località di mare, la carne in campagna e i gamberi di fiume in collina), rappresenta un regime alimentare oggi identificabile con il termine chetogenico: gli unici carboidrati descritti sono infatti la salsa di frutta e il pane azzimo e alcune fonti autorevoli mettono in discussione la presenza dell’arrosto di agnello (ad esempio Benedetto XVI, nel discorso del giovedì santo del 2007, sostenne che Gesù potrebbe avere celebrato la Pasqua con gli Esseni, che erano vegetariani).
La presenza di alcune specie ittiche appare conforme al divieto di cibarsi con la carne animale, da sempre ritenuta esempio di corporeità all’opposto della dieta vegetariana, meno terrena e quindi adatta alla meditazione. Al contrario di Gesù, Giuda, spesso dipinto con l’aureola nera, i capelli rossi (segno di anormalità e negatività) e abiti gialli (il colore dell’infamia, imposto agli ebrei fin dal medioevo), non era certo né vegetariano, né di parche abitudini alimentari. Anselmo da Campione lo raffigura nell’Ultima Cena conservata nel Duomo di Modena intento a rubare un grosso pesce mentre Gesù gli porge il boccone di cibo che lo identifica come colui che tradirà (Satana entra in Giuda attraverso il cibo). Molte altre rappresentazioni dell’Ultima Cena riportano la figura di Giuda mentre sottrae cibo.
Si può quindi a ragione affermare che mentre Gesù seguiva una dieta chetogenica, Giuda praticava una dieta mediterranea ricca di carboidrati e zuccheri, non disdegnando neppure un regime alimentare ipercalorico e iperproteico (agnelli, pesci e persino maiali arrosto anche se sono un cibo vietato dalle regole kosher per la nutrizione degli ebrei osservanti). Se la dieta mediterranea comprende indicazioni nutrizionali per popolazioni contadine mediterranee impegnate quotidianamente in pratiche agricole ad elevato dispendio calorico, reso ancor più elevato dalle condizioni climatiche (le abitazioni, nei lunghi periodi invernali, avevano temperature spesso inferiori ai 10 gradi), la dieta chetogenica è molto più avara di carboidrati e si può descrivere come un regime alimentare ipocalorico e più meditativo.
Ma che cosa sono le diete chetogeniche? Non consistono in una sola indicazione nutrizionale, ma in regole alimentari comuni, estremamente semplici e a basso apporto calorico. A livello tecnico le cheto diete sono un groviglio di numeri e rapporti non semplicissimi per il profano (vedi appendice). Il Rapporto chetogenico è infatti dato dai grassi (lipidi) diviso proteine e carboidrati, il tutto espresso in grammi. Ma, numeri a parte, alla luce degli studi e analisi nutrizionali, non è sbagliato dire che la cheto dieta di Gesù ha contribuito a renderlo immortale.
a cura di Marta Zanichelli