Fake news, censura e propaganda: l’informazione in tempo di guerra

In Russia sono stati chiusi radio e siti che non si allineavano alla narrazione del Cremlino sull’invasione in Ucraina. Una nota radio di Mosca, Radio Echo, ha interrotto le trasmissioni dopo che la Procura generale russa aveva ordinato l’interruzione delle trasmissioni perché nei notiziari i giornalisti chiamavano “guerra” quella che il governo si ostina a definire missione per la difesa degli ucraini russofoni, la demilitarizzazione e la denazificazione del Paese.

Come si combatte una guerra nel 2022
Street Art contro la censura

È sui canali di informazione che si combatte fin dalle prime ore una guerra parallela. La censura dei media nel Paese era iniziata ben prima della guerra, ma adesso diventa più aggressiva con ingiunzioni inviate ai giornali dal regolatore russo e la minaccia di condannare a 15 anni chi non diffonde notizie ufficiali, ossia stabilite dal presidente Vladimir Putin e dal suo governo. Sui media ufficiali di Mosca sono poche le informazioni sull’invasione, mentre sui social girano video e foto di mezzi ucraini distrutti, soldati catturati e false notizie sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Tra i canali indipendenti più censurati c’è Novaya Gazeta, il giornale che fu della giornalista Anna Politkovskaia, assassinata nel 2006 a Mosca. Il regolatore russo ha inviato al giornale sei ingiunzioni per proibire l’uso delle parole come: guerra, vittime, invasione e fake news.

Quella delle notizie false o parziali è un a questione affrontata su entrambi i fronti. Se da una parte, in occidente, diversi siti e influencer in questi giorni spiegano come riconoscere la disinformazione diffusa dalla propaganda russa e a distinguere le fonti verificate da quelle inaffidabili, dall’altra, a Mosca, il governo promuove campagne di informazione, per proteggere i cittadini dalle bugie diffuse dall’Europa  gli Stati Uniti. Si dice che in una guerra la prima vittima è la verità. Anche nella vicenda ucraina è diventato difficile districarsi tra tutte le menzogne.

Le fake news lanciate in questa guerra

Alcuni dei video e delle notizie diffusi anche dai canali ufficiali russi e ucraini si sono rivelati falsi solo dopo che le tv di tutto il mondo e i social media li avevano lasciati condividere.

Ecco un elenco di alcuni fatti diffusi dai media, ma del tutto infondati:

  • La Russia ha giustificato la propria invasione dicendo che l’Ucraina stava preparando un attacco nel Donbass e nei territori detenuti dai separatisti nell’est del Paese, dove avrebbe usato armi chimiche; quella che di fatto è un’invasione è stata definita da Putin un’azione militare per mantenere la pace
  • Un video diffuso dal ministero della Difesa russo prima dell’attacco, avrebbe dovuto dimostrare, che le truppe russe si stavano ritirando dalla Crimea, ma il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, non ci era cascato e aveva ribadito che la Russia era pronta a invadere l’Ucraina
  • Il quotidiano Express Gazeta ha dato la notizia di un lancio ucraino di missili balistici in direzione del Donbass
  • Sui social sono stati visualizzati diversi video e immagini di altri conflitti in altri anni, per esempio quello sulla striscia di Gaza e nel Libano
  • In televisione sono finite immagini tratte dal videogioco Arma III, scambiate per quelle della guerra in Ucraina
  • Un video in cui dei paracadutisti russi ridono e urlano mentre discendono sul suolo Ucraino si è rivelato un filmato del 2015, girato durante un’esercitazione militare
  • È girata la voce che gli aerei russi lanciassero giocattoli bomba sulla regione di Sumy, con cellulari e gioielli esplosivi, per terrorizzare e ferire chi li raccoglieva
  • Si è creduto per diverse ore che 13 marinai ucraini di base all’Isola dei Serpenti fossero morti, a causa di un audio in cui, davanti alla nave russa che impone loro di arrendersi, i presunti soldati dibattono «Ci siamo: gli dico di fottersi? Marina Russa! Fottetevi!»; il Cremlino, ha fatto sapere che in realtà sono tutti vivi e si sono arresi senza alcuna resistenza
  • Mosca ha sostenuto che un palazzo di Kiev, colpito da un missile russo nelle prime ore del conflitto, fosse vittima di fuoco amico
  • Tra i miti creati in questa guerra il più noto è quello del “Fantasma di Kiev“, un famigerato eroe, un asso dell’aviazione ucraina senza nome, si dice un ufficiale che aveva lasciato il servizio permanente ed è stato richiamato, capace di abbattere da solo diversi aerei nemici
  • La Russia avrebbe colpito postazioni americane, in particolare una base navale, che in realtà è ucraina e si è solo limitata a ospitare nel 2017 una missione di forze americane per addestramento
  • L’Italia sarebbe scesa in piazza a sostegno della Russia suonando l’inno dell’Unione Sovietica, cosa che ovviamente non risulta; anche se si è vista qualche falce e martello, le manifestazioni erano senza alcun dubbio contro la guerra di Putin
  • Secondo la propaganda russa l’Ucraina avrebbe le testate nucleari, ma in realtà non è più così dal 1994, quando firmò il Memorandum di Budapest, un accordo per cui, in cambio del rispetto dei propri confini, il Paese si disfò delle armi nucleari, rimaste sul suo territorio dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica
  • Agli ucraini sono state attribuite atrocità nel Donbass, come bambini trucidati, donne violate e case bruciate
Nuove strategie di attacco

Da quando i soldati russi hanno invaso l’Ucraina, il gruppo di attivisti hacker Anonymous ha realizzato diversi attacchi ai sistemi informatici russi. Nelle ultime ore hanno diffuso documenti presi alle truppe russe con le quali «mostrano che la guerra in Ucraina è stata approvata il 18 gennaio e che il piano iniziale per colpire l’Ucraina prevedeva un attacco dal 20 febbraio al 6 marzo».

Il primo attacco hacker ufficiale è stato il blitz telematico di Anonymous che ha mandato in tilt i siti del Cremlino, decriptato i canali radio dell’Armata rossa e trasmesso in Russia video contro l’invasione.

Tra le varie iniziative, una di quelle che ha avuto più successo è stata chiedere agli utenti di scrivere su Google maps recensioni di attività commerciali e ristoranti russi per veicolare informazioni non censurate sulla guerra. In questo modo si è riusciti ad aggirare il controllo che invece si fa sempre più serrato per quanto riguarda i canali social, con l’accesso a Facebook limitato e Twitter completamente bloccato.

Altri bersagli colpiti attraverso la rete sono stati le banche e le ferrovie bielorusse, che portano approvvigionamenti all’esercito in Ucraina, Russia Today (network che fabbrica fake news) e l’Agenzia stampa Tass.

Nuove tecniche difensive

Nel nostro piccolo tutti siamo chiamati a difenderci dalle fake news e dalla propaganda. Prima di condividere sui nostri profili social una notizia o un video, possiamo, per esempio, interrogarci sull’attendibilità della fonte.

La vera differenza, però, può essere fatta solo dalle stesse piattaforme su cui questi contenuti di disinformazione girano. Per limitare la propaganda russa è stato bloccato l’accesso alle pagine Facebook e ai canali YouTube dell’emittente russa in lingua inglese Russia Today e dell’agenzia di stampa Sputnik.

Il gruppo Meta, che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp, ha creato un centro operativo speciale per monitorare, con la collaborazione di madrelingua ucraini e russi, tutti i contenuti sulla guerra, intensificando gli sforzi di verifica delle notizie. Un’operazione di verifica condotta dal team di Mark Zuckerberg ha portato, il 27 febbraio, allo smantellamento di 40 account e pagine Facebook e Instagram, che fingevano di essere collegati a testate giornalistiche basate a Kiev e di fornire notizie sugli eventi.

Il lavoro più significativo, però, lo stanno svolgendo le principali testate giornalistiche di tutto il mondo, prima fra tutte il New York Times, che grazie a diversi programmi di verifica dei metadati (informazioni che descrivono un insieme di dati) di ogni immagine e video sul web, riescono ad autenticare le informazioni vere e a svelare quelle false.

Elisa Campisi

SONO GIORNALISTA PRATICANTE PER MASTERX. MI INTERESSO DI POLITICA, ESTERI, AMBIENTE E QUESTIONI DI GENERE. SONO LAUREATA AL DAMS (DISCIPLINE DELL’ARTE DELLA MUSICA E DELLO SPETTACOLO), TELEVISIONE E NUOVI MEDIA. HO STUDIATO DRAMMATURGIA E SCENEGGIATURA, CONSEGUENDO IL DIPLOMA TRIENNALE ALLA CIVICA SCUOLA DI TEATRO PAOLO GRASSI.

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