Alla quarta votazione per il Quirinale il centrodestra, senza nomi che possano unire tutti, si rifugia nell’astensione: 441 i grandi elettori che non hanno espresso la loro preferenza. L’unico precedente comparabile è stato quello del 1992, quando circa quattrocento rappresentanti della Democrazia cristiana si astennero per otto scrutini.
Come alla terza votazione, anche stavolta al primo posto c’è Sergio Mattarella, che cresce raccogliendo 166 voti contro i 125 della volta precedente. Le preferenze del Gruppo Misto sembrano invece essersi trasferite da Paolo Maddalena (61 nel terzo scrutinio, zero nel quarto) al magistrato Nino Di Matteo (56), il secondo più votato.
INCONTRO TRA SALVINI E CASSESE
«Il mio obiettivo è tenere uniti sia il centrodestra che la maggioranza. Confido che domani sia la giornata buona», lo dice Matteo Salvini, che secondo un’indiscrezione de Il Foglio avrebbe parlato nella serata del 26 gennaio con Sabino Cassese, 86 anni, ex ministro per la funzione pubblica nel governo Ciampi. Il leader della Lega ha poi smentito questo incontro, ma quello del costituzionalista sarebbe un nome gradito anche a Giorgia Meloni. Inoltre, potrebbe ricomporre la frattura nel centrodestra dopo la “prova di forza” di ieri sul nome di Guido Crosetto. Insieme a Elisabetta Belloni, è una delle figure che la coalizione potrebbe proporre agli avversari di centrosinistra per trovare un accordo su un nome condiviso. Salvini comunque preferisce al momento confrontarsi con gli altri leader prima di fare nuovi nomi. Sembra sfiorire invece l’ipotesi di Pier Ferdinando Casini al Quirinale, che dopo il no della Lega, scende a 3 voti dai 52 del terzo scrutinio.
LA RICERCA DI UN “ALTO PROFILO”
Centrodestra e centrosinistra sono alla ricerca di un personaggio capace di mettere tutti d’accordo. Draghi è ancora in campo, ma persiste il timore della maggioranza sulla caduta del governo.
Enrico Letta, che fin dall’inizio ha sostenuto l’importanza di proteggere Draghi, è tornato a parlare della necessità di confronto tra i membri della maggioranza per arrivare a un nome condiviso: «L’accordo per il Colle deve tenere insieme tutta la maggioranza. Se non ci saranno novità entro domattina confermerò di votare la scheda bianca». Dal PD si rivolge agli alleati di governo anche Andrea Orlando, ministro del Lavoro, auspicando che Salvini faccia le sue mosse per sbloccare la situazione perché «il boccino in mano ce l’ha lui».
Nelle ultime ore per il Quirinale ha preso quota il nome di Elisabetta Belloni, 63 anni, direttrice generale del dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Durante la sua carriera ha avuto modo di collaborare con governi di vario colore. Di conseguenza, raccoglie il consenso di tutti gli schieramenti politici, da Fd’I a Pd e M5S. La sua esperienza come segretaria al Ministero degli Esteri, dal 2016 al 2021, fa di lei una candidata che sarebbe accolta dai partner internazionali con la stessa fiducia di cui gode Draghi. Molto apprezzata dall’attuale ministro degli esteri Luigi Di Maio: «Elisabetta è un profilo alto, ci ho lavorato insieme alla Farnesina. Ma non bruciamo nomi e soprattutto non spacchiamo la maggioranza di governo».
LO SPARTIACQUE DEL QUARTO SCRUTINIO
Sebbene il quarto scrutinio sia il momento in cui sono stati scelti la maggior parte dei Presidenti della Repubblica, esso è importante anche perché storicamente è risultato essere uno spartiacque tra un’elezione breve ed una molto più lunga. Sei presidenti sono stati eletti dopo questo momento: Giorgio Napolitano al sesto scrutinio (nel 2013), Antonio Segni al nono (1962), Sandro Pertini al sedicesimo (1978), Giuseppe Saragat al ventunesimo (1964), Giovanni Leone al ventitreesimo (1971). Inoltre, i primi due sono rimasti in carica per soli due anni. Napolitano lo aveva annunciato prima della sua rielezione. Segni si è dimesso per sopraggiunti motivi di salute.
Quest’anno potrebbe avvenire una cosa simile. Nella rosa dei quirinabili, infatti, c’è ancora Sergio Mattarella. Molti dei sostenitori della sua rielezione hanno disegnato la prospettiva di rinnovare il suo incarico per arrivare fino alle politiche dell’anno prossimo senza troppi stravolgimenti. A quel punto, il nuovo Parlamento in carica potrebbe eleggere il Presidente della Repubblica con una prospettiva politica più solida e di lunga durata. Tuttavia, alla quinta votazione, finora non è mai stato eletto alcun Capo dello Stato.
MODALITA’ DI VOTO
Per accelerare il trasferimento al Quirinale di un nuovo presidente, molti hanno chiesto di votare due volte al giorno. Negli anni passati era la prassi, ma data la pandemia si è preferito diluire il procedimento con un’unica tornata giornaliera. Questo per permettere il distanziamento tra i votanti, la sanificazione degli ambienti e una corretta gestione del drive-in allestito per gli elettori positivi. Il primo a esporsi è stato il leader di Italia Viva Matteo Renzi, secondo il quale: «Si perde tempo con una votazione al giorno, torniamo almeno a farne due». Maria Elena Boschi ha inviato una richiesta formale al Presidente della Camera Roberto Fico per passare a due sedute al giorno.