«Una mela al giorno toglie i no-vax di torno». Questo è il commento di Cibo, writer veronese che ha iniziato a ricoprire le scritte sui muri contro i vaccini anti-Covid19 con dei disegni di ciò che unisce gli italiani: il cibo.
L’artista definisce la sua una missione di “senso civico”. Munito di bombolette spray, va in cerca degli slogan no-vax che compaiono sui muri delle città e li cancella coprendoli con dei murales che raffigurano frutta e qualunque altro tipo di pietanza.
Una missione artistica e sociale
«I vax uccidono, vivi libero» è il graffito che Cibo ha ricoperto il 22 gennaio con alcune mele rosse. Ma anche mozzarelle giganti, spicchi di parmigiano, primi piatti al pomodoro: diversi piatti simbolo della cucina italiana sono diventati, da anni ormai, uno strumento per combattere insulti e scritte che incitano alla violenza e all’odio.
La sua nuova battaglia, però, gli ha già riservato diverse critiche e contestazioni sulle sue pagine social, a cui l’artista ha risposto dichiarando che ciò che fa è “senso civico”.
Allo stesso tempo, sono centinaia i messaggi di sostegno. «Grazie Cibo, faccio quasi tutti i giorni questa strada per andare al lavoro. Queste scritte mi facevano proprio male», gli scrive un’infermiera.
Chi è Cibo, alias Pier Paolo Spinazzè
Cibo, nome d’arte di Pier Paolo Spinazzè, è un artista nato nel 1982 a Vittorio Veneto che attualmente vive a Verona. Negli ultimi anni è diventato molto famoso cancellando dai muri le svastiche, i simboli nazisti e le scritte fasciste dai muri delle città e coprendoli con disegni di cibo.
Il writer è diventato famoso prima a Verona e poi in tutta Italia: oggi il suo profilo Instagram conta 371.000 follower. Negli ultimi anni ha sostituito i graffiti di svastiche e frasi di odio con numerosissimi murales che raffigurano i piatti più tipici della tradizione italiana, come la pizza.
«Ho iniziato a disegnare cibo perché è la cosa che più accomuna gli italiani, è il simbolo per eccellenza della nostra quotidianità. L’unico popolo al mondo che mentre mangia parla di cosa ha mangiato ieri, e di cosa mangerà dopo», ha dichiarato l’artista, che parla della sua arte come una forma di “Antifascismo artistico”.