weekenDarte: Artaería Hub, l’arte contemporanea che invade i locali

Artaería. Parola che richiama, in modo chiaro, all’arte. Il suffisso –ería, invece, vuol dare l’idea di un qualcosa di artigianale: là dove si può creare ciò che è nuovo e fatto a mano.
Artaería è nata come una hub per artisti emergenti. Uno spazio creativo dove ciascun giovane può organizzare i suoi progetti, facendosi conoscere, dandogli la possibilità di diffondere la sua arte.

La genesi
Il logo di Artaería

Al giorno d’oggi, l’artista contemporaneo emergente non ha la possibilità di esprimersi e farsi notare. L’arte contemporanea sfida i confini di ciò che è comprensibile, e per questo non è facile capirla. Di qui, nasce un progetto come artaería. L’hub è stata creata nel settembre 2020, con lo scopo di dare voce agli artisti contemporanei, donandogli una piattaforma di lancio per il mercato dell’arte. Abbattere qualsiasi barriera di ingresso per gli artisti neodiplomati, facilitando lo scambio e le relazioni tra soggetto creativo e potenziali acquirenti.

Giorgia Vanzolini, una dei fondatori della hub assieme ad Anna Bramuzzo, Anastasia De Benedetto e Grent Tejero, ne racconta l’importanza soprattutto in un anno come il 2020: «Questo progetto è nato in piena pandemia. L’incertezza era palpabile, ma la speranza è sempre stata quella di contribuire, anche solo un po’, alla ripartenza del settore artistico e culturale italiano».

Le pareti

Infatti, una convinzione è diffusa tra i membri del progetto: «L’arte deve essere fruita dal vivo». Molte opere d’arte sono fatte per essere fruite a tutto tondo, da vicino e soprattutto da più prospettive. Questo non può venir meno con il Covid: «Proprio per non farci frenare, abbiamo ideato questo format che si chiama Pareti d’arte, che porta l’arte contemporanea in luoghi non convenzionali» chiarisce Grent Tejero, altro fondatore del progetto.
I fondatori di Artaería hanno scelto così di collaborare con esercizi commerciali per allestire le pareti dei locali, sostenendo un ulteriore settore svantaggiato dalla pandemia. Pareti d’arte inserisce l’arte nell’ambiente più quotidiano «per far venir meno quella convinzione per cui l’arte contemporanea sia solamente elitaria» racconta sempre Grent per il quale

«l’arte contemporanea dovrebbe essere fruibile a tutti, senza compromessi».

I soggetti creativi

Sono molti gli artisti che vengono esposti. Le pareti di Mo.Sto, bistrot non distante dal centro milanese, sono state riempite dalle opere di Vittoria e Chiara.
Vittoria Fragapane e Chiara Andolina hanno due storie diverse.

Mo.Sto Bistrot a Milano

Vittoria è una fotografa. Memoria e presente sono due elementi che tornano nelle sue opere, in un rapporto contrastante tra interno ed esterno, quasi al confine tra i due mondi che rivelano spesso tensioni e similitudini. Le fotografie di Vittoria ritraggono Tokyo per ripercorrere i luoghi della memoria. L’artista svela che «Omote e Ura sono due parole giapponesi che significano rispettivamente dentro e fuori. Le mie fotografie si trovano sulla soglia di questi due varchi».

Stampa tratta da “Omote Ura”, un libro che si ispira al Giappone

Chiara disegna tessuti per professione, ma lavora anche con materiali sempre diversi. Non vuole porsi limiti, e trae ispirazione dal suo mondo interiore. Il suo lavoro «segue le linee del corpo, esaltandone ogni forma». Chiara cuce e accosta storie, con l’obiettivo di ritrovare la sua immagine autentica.

Opera-gioiello con pezzi di ceramica e terracotta incrociati

Due donne artiste, i cui nomi sono solo una parte di questa giovane realtà, Artería, che vuole credere ed investire nel soggetto creativo.

Nel video che segue i fondatori di Artaerìa Hub raccontano il loro progetto.

 

PARETI D’ARTE

Opere esposte: Noel Capezza

A cura di Artaería

Domenica 5 dicembre, ore 11 

Pasticceria Dolce Isola (Grado)

 

WeekendArte, tornerà sabato 11 con il prossimo appuntamento. Se ti sei perso la scorsa puntata, poi cliccare qui

Priscilla Bruno

Romana, classe ‘96. I libri sono da sempre la mia costante: ricordo come da bambina la mia eroina fosse Jo March, la protagonista di Piccole Donne che usava la sua penna come arma contro qualsiasi pregiudizio.

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