Era conosciuto come “el Mallku”, che in aymara, la lingua originaria della Bolivia, significa condor. Fondatore dell’Esercito Guerrigliero Tupaq Katari e leader della comunità indigena aymara, storicamente oppressa dallo stato boliviano, Felipe Quispe Chanca è morto oggi, 19 gennaio, all’età di 78 anni nella città de El Alto.
Per tutti gli anni Novanta e Duemila ha combattuto contro la dittatura e la repressione in Bolivia, dove la percentuale di popolazione indigena e indigeno-discendente è tra le più alte dell’America Latina. La sua scomparsa, avvenuta a causa del Covid-19, rappresenta un grande dolore per l’intero popolo boliviano.
Una figura chiave
Quispe, prima dirigente contadino, poi politico e docente universitario, è diventato una figura fondamentale per la costruzione politica dell’identità indigena aymara in Bolivia, a fianco dell’ex presidente boliviano Evo Morales.
Le frasi più memorabili del Mallku sono intimamente legate alle sua visione politica. «Perché la lotta armata?», gli chiese la giornalista Amalia Pando il giorno in cui uscì di prigione, nel 1998, dopo 5 anni di reclusione. Quispe rispose: «Perché mia figlia non diventi la sua donna delle pulizie». In un’altra occasione, invece, parlando con l’allora neo-eletto presidente boliviano Hugo Banzer, che governò dal 1997 al 2001, disse: «Le parlo da presidente a presidente. Io, presidente degli indios. Lei, dei q’aras (bianchi)».
La lotta del Mallku per il riconoscimento dell’identità indigena e per la nazionalizzazione delle risorse naturali contro l’imperialismo del nord globale gioca un ruolo fondamentale nella comprensione delle Bolivia di oggi. Felipe Quispe verrà ricordato per le sue idee e per la sua totale dedizione alla lotta anticoloniale.