I 27 Paesi membri dell’Unione europea sono giunti all’accordo: bloccare l’ingresso delle armi in Libia. Lo hanno deciso durante il Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Ue, a Bruxelles, presentando sul tavolo del concordato una nuova missione che andrà a sostituire l’Operazione Sophia, nata nel 2015.
Dal Consiglio Affari esteri, durato molto più del previsto, esce un Di Maio soddisfatto: «In Libia stiamo tutti lavorando ad un cessate al fuoco duraturo. Adesso l’Unione europea si impegna con una missione navale, aerea e con disponibilità anche terrestre, per bloccare l’ingresso delle armi in Libia. Sono molto contento».
A un mese dalla conferenza di Berlino dove il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres aveva ribadito un impegno «di tutti per una soluzione pacifica della crisi», arriva un nuovo accordo che sarà diverso dalla missione Sophia. Quest’ultima, «che non esiste più – specifica il ministro italiano – aveva l’obiettivo di bloccare il traffico di migranti». La nuova operazione mira ad attuare l’embargo delle navi, violato da numerosi paesi dal 2011, anno dello scoppio della guerra civile libica.
Di Maio ha puntualizzato che le navi saranno situate nella zona est delle coste libiche, dove arriva il flusso delle armi. «Se per caso queste navi – prosegue il ministro – dovessero scatenare un pull factor (fattore di attrazione, l’insieme delle condizioni che attraggono le persone a migrare ndr) la missione navale si blocca». Il ministro ha voluto sottolineare un elemento di novità: «l’Unione europea ha riconosciuto l’esistenza del pull factor».
Durante l’incontro, non si è parlato di ripartizione dei migranti tra gli Stati Membri: i dettagli verranno infatti concordati nelle prossime settimane. Per gli «eventuali» salvataggi in mare il capo della Farnesina specifica che «saranno predisposte delle misure diverse da quelle attuali che prevedono lo sbarco in Italia delle persone salvate nel Mediterraneo. Ma – afferma l’ex leader dei 5 stelle – è difficile che ci saranno interventi, perché le navi saranno sulle coste orientali».
Qualora dovesse comunque verificarsi un salvataggio in mare Di Maio ha auspicato l’applicazione delle “vecchie regole”: parlando sia di responsabilità dei migranti, da parte del territorio di cui l’imbarcazione che li salverebbe porta la bandiera o della «vecchia regola della rotazione dei porti». Per il ministro quanto emerso da questo Consiglio rappresenta un messaggio importante: «significa finalmente che nell’Unione europea si è deciso di ascoltare l’Italia. Torniamo a essere protagonisti in Libia, ma con la postura di chi vuole la pace e non di chi vuole alimentare la guerra».
Coronavirus, Di Maio: «Momento delicato per l’Italia»
Insieme alla Libia il ministro degli Esteri ha parlato poi dell’altra grande preoccupazione che affligge l’Italia, e l’Unione europea, in questo momento: il coronavirus e la Diamond Princess, la nave ancorata nella baia di Yokohoma in Giappone con 3700 passeggeri, in quarantena dal 4 febbraio.
«Si tratta di un momento delicato, di grande apprensione per gli italiani che sono sulla nave da crociera in Giappone». L’obiettivo è di riportarli «il prima possibile a casa, in cooperazione con Borrell e il Ministro della difesa». Sull’italiano che ha contratto il coronavirus, Di Maio afferma che l’uomo «ha sposato una statunitense e quindi è rientrato negli USA con il volo che ha evacuato gli altri italiani dalla nave da crociera».
Il ministro Gualtieri: «Prematuro quantificare il danno del coronavirus»
Sul coronavirus, e in particolare sui danni che ha procurato al mercato nazionale, si è espresso il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, all’apertura dell’Eurogruppo a Bruxelles: «È prematuro, attendiamo di monitorare gli sviluppi dell’economia cinese. Stiamo lavorando su questo. La priorità del governo italiano è innanzitutto quello di difendere la salute dei cittadini, quindi le nostre azioni sono ispirate alla massima prudenza».
Il ministro assicura che la situazione viene monitorata insieme agli «effetti sui vari settori per individuare eventualmente misure specifiche a singoli ambiti».
Gli fa eco il portoghese Mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo: «Stiamo monitorando, ci aspettiamo un effetto temporaneo, dobbiamo preoccuparci ma anche guardare a prospettive più a lungo periodo per l’euro, e queste sembrano buone al momento».