Se è vero che un battito d’ali di una farfalla in Brasile può causare un uragano in Texas, uno starnuto in Cina può far finire le scorte di mascherine nelle farmacie italiane.
Se poi questo “starnuto” in realtà si chiama Coronavirus, e ha causato 170 morti e 7783 contagiati (aggiornato alle 16.05 del 30 gennaio), la situazione si complica. Ma al di là della reale pericolosità della malattia, sembra confermarsi sempre di più un fenomeno cardine della nostra società contemporanea: la grande paura.
L’economia contagiata
Se da un lato infatti diversi aspetti della nostra vita quotidiana vengono affrontati con leggerezza e disinteresse («Pensate a chi guida ubriaco» dice Beppe Severgnini su Corriere Tv riferendosi appunto ai timori da Coronavirus) dall’altro la percezione dei pericoli sembra essere sempre più accentuata, quasi esasperata. E nella logica di un mondo globalizzato a risentirne sono tutti: dall’anziana signora preoccupata da qualche linea di febbre e due colpi di tosse fino ai mercati finanziari. Basti pensare che la compagnia aerea Air China, in una settimana, ha perso il 16% in borsa a Shangai. Per non parlare di marchi internazionali come McDonald’s, Starbucks, H&M e Ikea, che hanno sospeso l’accesso al pubblico e fatto evacuare il personale in diverse regioni cinesi. Si parla già di una ricaduta al ribasso sul ritmo della crescita in Cina del 3,3%, con un crollo del Pil che oscilla tra l’1% e l’1,2%. La paura è la più grande nemica degli investimenti, e a confermarlo ci pensa Shaun Roache, capo economista di Standard & Poor’s per l’Asia-Pacifico: «Il rafforzamento dell’avversione al rischio e più severe condizioni finanziarie potrebbero amplificare l’impatto dell’epidemia, eventualmente estendendosi agli investimenti».
Le mascherine
Ma torniamo all’anziana signora che stamattina, 30 gennaio, è andata in farmacia per comprare una mascherina e si è sentita rispondere: «Mi spiace, le abbiamo terminate». Cosa l’avrà spinta a munirsi di tale precauzione? La paura, appunto, o per essere più precisi: la psicosi.
Anche noi di MasterX, riproducendo quello che avrebbe fatto appunto una qualsiasi persona, abbiamo visitato le farmacie intorno alla stazione Romolo di Milano, e in due farmacie su tre le mascherine erano effettivamente terminate. «Non riusciamo più ad averle, le ditte non ce le mandano» racconta una farmacista.
Un’altra dottoressa ci dice che a richiederle siano spesso studenti asiatici, che dopo una settimana di sguardi accusatori in stile “untori medievali” hanno deciso di anticipare e placare gli allarmismi dei compagni caucasici. (Attenzione: gli occhi a mandorla non fanno parte dei sintomi del Coronavirus).
Nella più fortunata delle ipotesi, la signora, arrivata alla terza farmacia, avrà trovato la tanto agognata mascherina. Chissà però se si sentirà al sicuro dopo aver letto sul retro la provenienza: Wuhan, Cina. Città epicentro della malattia.
Il virus delle fake news
La psicosi, proprio come la malattia, si diffonde attraverso il contagio. Contagio che trova nell’informazione e nei suoi mezzi vettori formidabili. A peggiorare le cose poi ci sono anche le fake news.
«A Lecce un cinese è stato ricoverato per il Coronavirus! State alla larga!» recita un uomo in un messaggio vocale che gira dal 29 gennaio su Whatsapp. La misteriosa voce, come ricostruito da Open, si riferisce all’Ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove in realtà si era recato un professore di musica di ritorno da Wuhan per farsi controllare. Non che la vera storia sia meno psicotica: i genitori degli allievi hanno richiesto al maestro di sottoporsi ai test. Pena la diserzione delle lezioni.
Le informazioni verificate
Bufale a parte, c’è chi ha deciso di mettere a disposizione degli utenti notizie aggiornate e verificate, come la Johns Hopkins University & Medicine. L’università ha realizzato una mappa che mostra il contagio in tempo reale, il numero di decessi e contagiati.
I dati sono forniti direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. (A dover di cronaca, la grafica ricorda molto quella di un gioco per smartphone che andava molto in voga qualche anno fa: Plague Inc. Scopo del gioco era quello di contagiare il pianeta con un virus creato dall’utente).
Quello che a questo punto non serve è la mappa della diffusione della psicosi.
Contagio avvenuto al 100%.