Sono 969 i reati con matrice discriminatoria commessi nel 2019. Un dato in calo rispetto al 2018, quando erano stati registrati 1.111 e rispetto al 2017, quando invece se ne contavano 1.048. Dati che evidenziavano un aumento dei crimini d’odio rispetto al 2016, che si era chiuso con 736. È quanto emerge dal report del Dipartimento di pubblica sicurezza all’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e ottenuto combinando le segnalazioni Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori e i dati del ‘Sistema di Indagine-Sdi’.
La maggior parte dei crimini d’odio nel 2019 riguarda razzismo e xenofobia (726), categorie che includono discriminazione per razza-colore, etnia, nazionalità, lingua, Rom e Sinti, antisemitismo, musulmani e membri di altre religioni. Al secondo posto i reati legati alla discriminazione della disabilità (161) e infine i reati per orientamento sessuale e identità di genere (82). I reati per razzismo e xenofobia hanno registrato un calo rispetto al 2018 (801) e al 2017 (828), anni in cui, però, erano quasi raddoppiati rispetto al 2016 (494). In calo anche i reati per discriminazione legata all’orientamento sessuale e identità di genere che nel 2018 erano 100, 63 nel 2017 e 38 nel 2016.
L’Oscad dedica grande attenzione all’attività di monitoraggio, che risente di due problematiche: la mancanza di denunce e il mancato riconoscimento della matrice discriminatoria del reato da parte delle forze di polizia e degli altri attori del sistema di giustizia penale.
«Il compito della politica e delle istituzioni è quello di rendere il nostro Paese inclusivo. Dobbiamo lavorare su questi aspetti e sulla cultura del vivere insieme» ha dichiarato Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno.