Nel giorno in cui Putin ed Erdogan hanno stabilito un cessate il fuoco in Libia da attuarsi entro la mezzanotte del 12 gennaio, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha atteso a Palazzo Chigi il generale Haftar ed il premier al-Serraj. Mentre con il primo si è tenuto un bilaterale durato tre ore, il secondo ha annullato il volo che da Bruxelles lo avrebbe portato a Roma, facendo invece ritorno a Tripoli. Quella che alcuni hanno definito una gaffe diplomatica, potrebbe in realtà nascondere una vicenda più complessa.
L’invito a Roma di Haftar e di al-Serraj
Ricostruiamo la dinamica dei fatti. Ieri, 8 gennaio, al-Serraj, dopo l’incontro con i ministri europei a Bruxelles, tra cui lo stesso Luigi Di Maio, era atteso a Roma, intorno alle 18.30, da Giuseppe Conte, mentre già all’ora di pranzo si era diffusa la notizia che il generale Haftar sarebbe giunto a Palazzo Chigi alle 15.30 per un bilaterale. L’obiettivo di Conte era porre di nuovo l’Italia al centro della mediazione tra le due fazioni in conflitto.
Secondo quanto riporta il Corriere della Sera l’incontro con il leader di Bengasi avrebbe dovuto assumere una veste segreta. E invece il generale è arrivato in pompa magna, ad attenderlo numerosi fotografi e telecamere in piazza Colonna. La diplomazia, sempre secondo il Corriere, assicura che al-Serraj fosse al corrente dell’arrivo di Haftar, ma non con tali modalità: «Abbiamo messo il tappeto rosso», trapela da Palazzo Chigi.
Secondo alcuni è proprio questa la causa del repentino cambio d’idea da parte del premier libico. Per altri, invece, la defezione di al-Serraj nasce dal fatto che Conte ha ricevuto prima Haftar. A queste due ipotesi si aggiungono fonti diplomatiche di voci incontrollate secondo cui, di fronte alla presunta intenzione di Conte di far incontrare i due a Palazzo Chigi, al-Serraj abbia deciso di non atterrare a Roma.
La debolezza dell’Unione europea nella politica internazionale
In Italia si parla di gaffe diplomatica commessa da Conte. Eppure questa vicenda si inserisce in un quadro più ampio di incertezza che vede coinvolgere non solo l’Italia, ma tutta l’Unione europea, incapace di dettare un indirizzo politico univoco per la risoluzione della questione libica. Lo dimostra l’incontro avvenuto nel pomeriggio di ieri, 8 gennaio, e concluso con un nulla di fatto, tra il premier libico al-Serraj e il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e l’Alto rappresentante Josep Borrell.
È l’ennesima dimostrazione che l’Europa sta perdendo la sua influenza nella gestione del conflitto libico. Influenza che invece si stanno spartendo la Russia e la Turchia. Nell’anno in cui si festeggiano i 70 anni dalla dichiarazione Schuman, che proponeva la creazione di una Comunità europea, l’Unione si mostra in tutta la sua debolezza. «La pace mondiale – affermò in quell’ormai lontano 9 maggio 1950 il ministro degli Esteri francese Robert Schuman – non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano». Pericoli che oggi arrivano dalla Libia, e non solo.