Le dimissioni di Conte
«All’inizio di questo incarico, mi sono promesso che sarei stato l’avvocato del popolo, per rispetto nei confronti di quanti mi hanno dato fiducia. La decisione della Lega, così come i comportamenti posti in essere negli ultimi giorni, mi impongono di interrompere qui questa esperienza di governo. Ovviamente ascolterò con estrema attenzione tutti gli interventi che seguiranno, ma voglio preannunciare che voglio continuare questo passaggio istituzionale nel modo più chiaro. Mi recherò dal presidente della Repubblica per rassegnare nelle sue mani le mie dimissioni da presidente del Consiglio». Con queste parole il premier Giuseppe Conte ha annunciato di volersi dimettere dal suo incarico, durante le comunicazioni del pomeriggio di martedì 20 agosto a Palazzo Madama.
«Il presidente della Repubblica, supremo garante degli equilibri istituzionali, guiderà il Paese in questi mesi. Voglio ringraziarlo per il sostegno e i consigli in questi mesi». Il premier dimissionario Conte ha poi ringraziato i parlamentari della sua coalizione, così come quelli d’opposizione, per aver sempre portato rispetto pur non condividendo le stesse idee.
«Ho potuto sperimentare di persona, che pur in un contesto molto delicato, è possibile fare politica senza inseguire il consenso sui social, senza dover dipendere drammaticamente dal titolo di un giornale, senza mai insultare un avversario politico o inventarsi nemici dietro ogni angolo. Potrò testimoniare che per quanto nell’immediato sembrino efficaci gli slogan comunicativi, ancora più efficace è spiegare ai cittadini in piena trasparenza che le scelte anche difficili sono ispirate dal bene comune, e non dal tornaconto personale».
Il discorso del premier dimissionario
Per il premier Conte la cosa migliore per governare il Paese era scegliere il confronto in Aula. Ha dichiarato che la crisi di governo è stata voluta dalla Lega, perché non era più disponibile a sostenere l’esecutivo. «Una decisione oggettivamente grave che riporta conseguenze rilevanti per il Paese». Secondo il premier dimissionario la crisi mette fine a un governo che aveva raggiunto risultati e si era posto l’obiettivo di raggiungerne altri, violando gli impegni presi e mettendo in pericolo il Paese. «Salvini ha mostrato di seguire solo interessi personali e di partito».
«Amici della Lega, avete tentato di comunicare l’idea del governo dei No e, così, avete macchiato 14 mesi di intensa attività di governo pur di alimentare questa grancassa mediatica. Così, avete offeso non solo il mio impegno personale, e passi, ma anche la costante dedizione dei ministri». Il premier Conte ha aspramente criticato Salvini, accusandolo di aver invocato le piazze e chiesto poteri e definendolo preoccupante. Ma gli attacchi non si sono limitati agli ultimi comportamenti: Conte ha anche accusato Salvini di essersi rifiutato di condividere le informazioni sulla vicenda dei fondi russi, non volendo parlare in Senato.
«La verità è che all’indomani delle Europee Salvini, forte del suo risultato, ha messo in atto una operazione di progressivo distacco dalla compagine governativa, al fine di trovare un pretesto per arrivare alla crisi e andare alle urne».
Dopo aver elencato quello che è stato fatto durante i 14 mesi di esecutivo, Conte ha aggiunto che la decisione della Lega ha compromesso lo sviluppo della “Legge di bilancio”. «Questa incertezza politica rischia seriamente di arrestare bruscamente la crescita economica del Paese. Caro Matteo hai annunciato questa crisi, aizzando le piazze e le folle con l’intento di raggiungere il pieno potere».
«La cultura delle regole e il rispetto delle istituzioni non si improvvisano. Chi ha compiti di responsabilità di governo ha il compito di non associare a simboli di governo, simboli religiosi. Questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con la coscienza religiosa, piuttosto sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere i credenti e i religiosi». Rivolgendosi poi ai parlamentari del M5S, li ha invitati a fare tesoro delle esperienze accumulate in questi mesi di esecutivo.
Il turno di Matteo Salvini
Matteo Salvini ha preso la parola non dai banchi del governo, bensì da quelli della Lega e ha esordito dicendo: «Rifarei tutto quello che ho fatto perché sono un uomo libero e non ho paura del giudizio dei cittadini». Poi ha subito replicato a Conte per le numerose accuse ricevute («come un Saviano qualsiasi»), ha ironizzato sulle critiche per la crisi aperta ad agosto («perché in questo momento nel Paese c’è gente che lavora, non ci sono solo i politici per cui agosto è sacro») e ha sottolineato l’esigenza di lavorare da subito in maniera coraggiosa «per l’Italia del 2050» senza dipendere «dagli zero virgola» della Ue. «Siamo un Paese libero e sovrano e sono stanco di dovere aspettare per ogni cosa il consenso dell’Unione europea». E citando Cicerone: «Non voglio un padrone giusto, voglio nessun padrone».
Salvini ha parlato della necessità di una manovra economica «coraggiosa» («E il coraggio, come scriveva Manzoni, uno se non ce l’ha difficilmente se lo può dare»). E ha spiegato che «se questo governo si è interrotto è perché da mesi c’erano in consiglio dei ministri e in parlamento dei Signor No che bloccavano tutto». «Due settimane fa la forza maggioritaria del governo le ha votato la sfiducia sulla Tav, ha detto Salvini rivolgendosi a Conte. E dunque di cosa stiamo parlando?». Ha poi proseguito dicendo di voler offrire agli italiani un futuro di benessere, prosperità e crescita, mettendo in guardia chi pensi di riportare Renzi al governo.
Insinuando in un possibile accordo tra M5S e Pd, ha poi ribadito che l’unica via corretta è il ritorno alle urne. «Il popolo italiano è l’unico che può giudicare. Tagliamo prima i parlamentari e poi ridiamo la parola al popolo italiano. Noi ci siamo». Concludendo il suo discorso, ha ringraziato i suoi figli e dichiarato il suo sostegno all’Italia, alla Repubblica e alla democrazia.
Le parole di Matteo Renzi
Dopo Salvini è stato il turno di Matteo Renzi. «L’esperimento populista funziona in campagna elettorale ma non al governo. Dicevate che con la nostra opposizione avreste governato 30 anni, oggi siamo qui ad assistere allo stop al governo dopo solo 14 mesi. Avete servito il Paese ma i vostri risultati economici sono un fallimento». Con questo esordio ha preso parola l’altro Matteo, con un discorso duro, quasi al pari di Salvini. «Noi abbiamo preso un Paese in deficit e lo abbiamo lasciato con una crescita al 2%, voi non avete fatto altrettanto. Ma non è questa la vostra sconfitta più grande: la vera sconfitta è che in questo Paese si è creato un clima di odio. L’attuale Nord-Est del nostro Paese sembra l’Alabama degli anni ’50 e non l’Italia del 2020».
Renzi ha poi ribadito di non avere paura del voto, evidenziando però che in questo momento le ambizioni e i risentimenti individuali devono lasciare spazio all’interesse della nazione. «Salvini apri i porti e fai sbarcare gli esseri umani, non giocare sulla loro pelle, lo dice anche Matteo nel Vangelo in uno dei suoi più celebri versetti». Qui Salvini ha mostrato tutto il suo disappunto, già malcelato nel corso dell’intervento del premier dimissionario. «Se mai ci sarà un futuro governo tra PD e M5S vi anticipo che io non farò parte della squadra per orgoglio personale e ideologie. Noi siamo contenti che finisca l’esperienza fallimentare di questo governo populista ma faremo la nostra parte affinché a pagarne le conseguenze non siano gli italiani, le famiglie e i contribuenti».