«La Via della seta con la Cina? Non abbiamo pregiudizi ma molta prudenza». A dichiararlo all’ANSA è il leader della Lega, Matteo Salvini, durante il tour elettorale per le Regionali in Basilicata. L’intesa sulla BRI, la Belt and Road Initiative, «Nuova Via della Seta», dovrebbe essere sottoscritta il 21 marzo dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal premier cinese Li Keqiang. L’accordo dovrebbe prevedere progetti infrastrutturali, terrestri e marittimi, e quindi porti, navi, ponti, strade, ferrovie ed anche le Vie della Seta digitali con la gestione della frequenza 5G e la relativa cessione.
«Non abbiamo pregiudizi. Siamo favorevoli al sostegno e all’apertura dei mercati per le nostre imprese. Altre però sono le valutazioni, sempre attente, che occorre fare in settori strategici per il nostro Paese come telecomunicazioni e infrastrutture», ha continuato il vice-premier Salvini.
Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell’economia, Giovanni Tria. «Si sta facendo una grande confusione su questo accordo che non è un accordo, ma un Memorandum of understanding». Per il ministro Tria «si ribadiscono i principi di cooperazione economico e commerciali presenti in tutti i documenti europei, nessuna regola commerciale ed economica viene cambiata». Cambiare le regole commerciali infatti «non sarebbe nelle possibilità italiane visto che è una competenza europea, credo che si stia facendo un po’ una tempesta in un bicchiere d’acqua».
Il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio sostiene che «la via della Seta non è assolutamente l’occasione per noi per stabilire nuove alleanze a livello mondiale e geopolitico. E’ il modo per dire che dobbiamo riequilibrare le esportazioni di più sul nostro lato, un rapporto ora sbilanciato sulla Cina».
Secondo il presidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani «il Parlamento europeo si esprime in maniera molto chiara sulle relazioni con la Cina. Anche la Commissione Ue sta per approvare un documento, noi siamo stati molto chiari: attenzione, non possiamo diventare una nuova colonia dell’impero cinese, abbiamo il dovere di reagire e di difendere i nostri interessi, politici, economici ed industriali. Non possiamo stare sotto controllo dell’industria e forse anche dell’intelligence cinesi, dobbiamo difendere la nostra libertà, non possiamo diventare sudditi».