Non si placa la tensione sulla striscia di Gaza. È in atto uno scontro armato tra i militari palestinesi e israeliani; bottiglie incendiarie, petardi e ordigni improvvisati, sono solo alcune delle armi rudimentali utilizzate dai combattenti.
La scorsa notte un ordigno, ben nascosto e posto ad un grappolo di palloni è stato lanciato da Gaza nel territorio israeliano, nel Negev occidentale, dove è stato fatto esplodere nei pressi di un’abitazione civile. La deflagrazione non ha causato vittime ma solo danni materiali all’edificio.
Il contrattacco israeliano, come era ben prevedibile, è stato l’invio di aerei ed elicotteri israeliani, che hanno colpito “obiettivi terroristici” in un campo militare di Hamas nel settore centrale della Striscia. Testimoni oculari a Gaza hanno riferito che il raid ha colpito una postazione delle Brigate al Qassam, l’ala militare di Hamas, nella zona di Deir al Balah, a sud della città di Gaza.
Nel frattempo una commissione di inchiesta dell’Onu ha ipotizzato di sanzionare Isreale per “crimini commessi contro l’umanità”, per gli avvenimenti accaduti lo scorso anno durante una manifestazione pacifica a Gaza, in cui persero la vita 189 palestinesi. I manifestanti furono colpiti da una raffica di proiettili da parte dei miliziani israeliani. La commissione, incaricata dal Consiglio per i diritti umani, ha detto che oltre 6.000 persone sono state colpite da proiettili sparati da cecchini israeliani per respingere i manifestanti vicino alle barriere di confine.
In particolare, la Commissione – guidata dall’esperto di diritti umani argentino Santiago Canton – sostiene che i cecchini israeliani abbiano preso di mira «giornalisti, operatori sanitari, bambini e disabili, nonostante fossero chiaramente riconoscibili come civili». Il rapporto è stato compilato dopo un anno di lavoro sulla base di 325 interviste fra manifestanti e fonti israeliane. Il rapporto integrale sarà pubblicato a metà marzo.