Il 31 gennaio la seduta del consiglio comunale milanese ha rischiato di trasformarsi in rissa. Il tema dibattuto era il Centro sociale Macao, un collettivo di giovani antagonisti che dal 2012 occupa abusivamente una palazzina in viale Molise, ex borsa del macello da tempo dismessa.
Lo stabile è di proprietà del Comune di Milano, che l’anno scorso aveva deciso venderlo inserendolo nel fondo immobiliare gestito da Bnp Paribas.
Successivamente però la giunta ha deciso di stralciare le palazzine in questione dall’elenco degli edifici da cedere. Il centrodestra si è subito opposto, ma poi maggioranza e opposizione si sono accordate: l’edificio non sarebbe stato venduto a patto di votare un ordine del giorno con la richiesta di ripristinare la legalità, ovvero di sgomberare Macao.
Votata la delibera, Milano Progressista ha però presentato un ordine del giorno diverso da quello concordato il giorno precedente, con le firme dei capogruppo di Mp (Anita Pirovano) e del Pd (Filippo Barberis). Nel nuovo ordine del giorno si parla di rispetto della legalità ma anche di continuare un dialogo con Macao per non disperdere il lavoro del centro sociale.
Due consiglieri di centrodestra, Pietro Tatarella di FI e Matteo Forte di Milano Popolare, hanno accusato di tradimento i colleghi del centrosinistra, indirizzandosi soprattutto a David Gentili, presidente della commissione antimafia di Palazzo Marino ed esponente di Milano Progressista: «Non può presiedere quella commissione e stare in un gruppo che difende l’illegalità», ha dichiarato Forte.
Dopo numerosi insulti e provocazioni, si è arrivati a un passo dallo scontro fisico, fermato dall’intervento dei commessi dell’aula che hanno diviso i consiglieri. Successivamente Gentili si è scusato prima personalmente con Forte e poi ha pubblicato le scuse anche su Facebook. Il centrodestra però chiede ora le sue dimissioni dall’antimafia.