Riprendono gli scontri nella striscia di Gaza, al confine con Israele. Da una settimana è in atto una protesta di massa dei palestinesi, che si oppongono all’occupazione della Palestina da parte di Israele.
Quella di oggi è la seconda manifestazione dopo quella di venerdì scorso, durante la quale una ventina di persone, tra manifestanti e membri del gruppo politico-terroristico Hamas hanno perso la vita per mano delle forze israeliane che sorvegliavano il confine.
Secondo l’agenzia locale Wafa, nelle ultime ore alcuni dimostranti, tra i 10mila palestinesi scesi in piazza, avrebbero cominciato a gettare sassi e a dar fuoco a copertoni di gomma per oscurare la visuale dei soldati israeliani, stanziati dall’altra parte della barriera, che avrebbero risposto con colpi di arma da fuoco e lacrimogeni.
Il bilancio attuale è di un morto e 150 feriti, secondo quanto riferito dalla Mezzaluna Rossa – il nome con il quale si indicano le società nazionali degli Stati musulmani aderenti alla Croce rossa internazionale.
Since this morning, hundreds of Palestinians have been rioting in five locations along the Gaza-Israel border. IDF troops are responding with riot dispersal means and fire in accordance with the rules of engagement.
— Israel Defense Forces (@IDF) April 6, 2018
A perdere la vita è stato un palestinese, ferito la settimana scorsa dall’esercito israeliano al confine nord della Striscia.
Sarà, però, al termine delle preghiere di oggi che è atteso il maggior numero di manifestanti per la «Marcia per il ritorno», appoggiata da Hamas.
Alla viglia degli scontri di oggi, il presidente americano Donald Trump, insieme all’Unione Europea e all’Egitto, hanno invitato la popolazione a mantenere la calma.
Le proteste proseguiranno fino all’inaugurazione della nuova ambasciata statunitense a Gerusalemme, risultato di una controversa decisione di Trump, prevista per il 14 maggio, giorno dell’Indipendenza, in cui gli Israeliani festeggiano la vittoria nella guerra arabo-israeliana del 1948. Il 15 maggio, invece, ricorre la nabka per i palestinesi, ovvero il giorno della catastrofe. Molti di loro furono costretti a lasciare le proprie case, finite in territorio israeliano.
In attesa dei prossimi risvolti politici sono stati allestiti dei campi di tende lungo il confine. (bb)