«Come sta la ragazza? Non volevo colpirla» parla così al proprio avvocato Luca Traini. Il 28enne neonazista ed ex candidato della Lega nel maceratese, è accusato di tentata strage aggravata dall’odio razziale. La donna a cui si riferisce è Jennifer, una giovane nigeriana rimasta ferita alla spalla nella sparatoria di Macerata. E’ il primo segno di parziale ravvedimento dell’autore della sparatoria. Per gli uomini feriti, nessun rimorso: «Volevo vendicare Pamela e fare qualcosa contro l’immigrazione clandestina, perché questo fenomeno va stroncato. Quando ho saputo dello scempio fatto sul corpo di Pamela, ho sbroccato. Sono rimasto sconvolto dalle modalità brutali con le quali è stata uccisa – ha raccontato Traini– e così ho deciso di fare un’azione personale. Volevo andare in tribunale e fare giustizia, volevo colpire il nigeriano ma poi ho cambiato idea.»
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Il “nigeriano” a cui si riferisce l’autore della sparatoria è Innocent Oseghale, l’uomo attualmente rinchiuso nel carcere di Montacuto in quanto accusato di aver fatto a pezzi il cadavere di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa nel maceratese . Nella stessa prigione è stato portato Luca Traini. Nella casa della madre dell’aggressore i carabinieri hanno sequestrato una copia del Mein Kampf, una bandiera con la croce celtica e altre pubblicazioni riconducibili all’estrema destra. Gli investigatori hanno anche sequestrato i computer dell’uomo per verificare se vi siano elementi utili alle indagini.
A spiccare nel dibattito politico che si è scatenato dopo gli episodi sono le parole di Alessandra Verni, madre di Pamela: «Non vogliamo altro sangue né alcuna vendetta, tantomeno che venga strumentalizzato un momento del genere per fare politica, anche perché di mezzo c’è la vita di una ragazzina e una famiglia che sta soffrendo. Detto questo ci ha fatto piacere la chiamata di solidarietà della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. L’unico esponente politico che ci ha chiamato».
(fr)