Ema, il sorteggio premia Amsterdam. Gentiloni: “Che beffa per Milano”

Fa ancora male lo schiaffo che la dea bendata ha rifilato a Milano. Perdere in un sorteggio l’enorme opportunità di ospitare la sede dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, è uno smacco. Soprattutto se sulle scrivanie dei burocrati di Bruxelles lasci un dossier eccellente e superi il primo e il secondo round delle votazioni staccando gli avversi. Il pareggio al terzo turno con l’Olanda si è rivelato fatale. Così, l’ente che vigila sulla circolazione dei medicinali nell’Ue, dopo essere stato costretto dalla Brexit a dire addio a Londra, si trasferirà ad Amsterdam. Dove insieme agli 890 dipendenti dell’ente, e ai 35.000 visitatori che attira ogni anno, porterà un indotto di circa 1,5 miliardi di euro. E naturalmente anche risorse umane e competenze scientifiche di alto profilo.

Quando l’esito del primo turno proietta Milano a 25 punti, con Amsterdam e Copenaghen a 20, il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, tira un sospiro di sollievo. Il “pericolo Bratislava” è scongiurato, vista l’eliminazione della capitale slovacca, fuori al primo turno insieme a Barcellona. L’ipotesi di un accordo tra la Germania e i Paesi dell’Est, che prevedeva l’assegnazione dell’Ema a Bratislava e il parallelo approdo dell’Eba, l’Autorità bancaria europea, a Francoforte, non si è concretizzata. La fiducia tra i delegati italiani a Bruxelles aumenta. Per incoronare Milano e chiudere i giochi al secondo round occorrono 14 preferenze. Non va così. Il capoluogo lombardo ne totalizza 12, Amsterdam 9 e Copenaghen con 5 viene eliminata. Il testa a testa finale tra Milano e Amsterdam finisce in parità: 13-13. Al fato l’ultima parola, quella che ci condanna.

Cala il sipario a Bruxelles, la partita sull’Ema finisce e iniziano le reazioni politiche e le polemiche per il sistema di voto che prevede il sorteggio tra le due finaliste dopo il terzo turno. Polemiche innescate subito dal leader della Lega, Matteo Salvini, che ha ravvisato «l’ennesima dimostrazione della follia con cui è governata l’Ue», sentendo la necessità di «ridiscutere» il prima possibile «i 17 miliardi all’anno che gli italiani versano a Bruxelles».  Più che rabbia, dalle parti di Palazzo Chigi c’è grande delusione. E non solo per come è maturata la sconfitta (se così si può chiamare), ma perché l’impegno profuso negli ultimi mesi per sostenere la designazione di Milano non ha prodotto i frutti sperati. «Una candidatura solida sconfitta solo da un sorteggio. Che beffa!», commenta amareggiato su Twitter il premier Paolo Gentiloni.

L’unico esponente dell’Esecutivo che cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno è il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: «Milano ha comunque tutte le caratteristiche per essere un grande hub internazionale delle scienze della vita», riferendosi al progetto Human Technopole che prenderà forma nell’area Expo. Di tutt’altro umore, invece, il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi. «Sapevamo fin dall’inizio che sarebbe stato molto difficile, abbiamo fatto un grande gioco di squadra», spiega l’uomo dell’Italia a Bruxelles. Che aggiunge: «Certo, perdere così al sorteggio lascia l’amaro in bocca».

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