Una giornata intera in compagnia di Mohammed bin Salman cementifica l’alleanza tra Riad e Washington. Donald Trump ha accolto il principe saudita con tutti gli onori. Dopo il bilaterale, la cena di Stato in compagnia di vecchie amicizie (Elon Musk) e ospiti d’onore (Cristiano Ronaldo, che è stato nominato ambasciatore dell’Arabia Saudita nel mondo del calcio).

Le tensioni e il caso Khashoggi
Il presidente americano ha voluto per il bilaterale un’atmosfera il più possibile amichevole e generosa per spianare la strada agli accordi economici. Facendo tutti gli onori di casa, con sullo sfondo la saga Epstein che va avanti, Trump tradisce la tensione e si scaglia contro la giornalista Mary Bruce, della Abc, che ha sollevato la questione del giornalista dissidente Jamal Khashoggi, ucciso e smembrato nel 2018 nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul. L’intelligence americana aveva confermato che il leader di Riad aveva quantomeno approvato l’uccisione del giornalista. Eppure Trump lo definisce un amico e attacca Bruce: «Sei una persona orribile. Non si deve imbarazzare il nostro ospite chiedendogli qualcosa del genere». Mbs, poco abituato a ricevere domande, risponde più serafico ai giornalisti: «È doloroso che qualcuno perda la vita senza un reale motivo. È un errore enorme», ha detto il principe senza aggiungere altro.
Gli accordi
Incalzato ancora una volta dalla giornalista che sottolinea come i parenti delle vittime dell’11 settembre siano «furiosi» per la sua visita, il leader di Riad replica che Osama bin Laden usò attentatori sauditi per dividere i due Paesi. Obiettivo opposto rispetto a quello dei protagonisti del bilaterale che ha il focus del business. Oggi infatti ci sarà la conferenza sugli investimenti congiunti al Kennedy Centre. Sul tavolo la cifra faraonica di 1 trilione di dollari di investimenti sauditi negli Stati Uniti. Gli stessi f-35 che sono sfrecciati nel cielo americano per accogliere bin Salman saranno acquistati da Riad. Poi accordi sull’intelligenza artificiale, patti di difesa reciproca e un accordo che potrebbe offrire all’Arabia Saudita l’accesso alle tecnologie nucleari americane. Spazio anche per affari personali della famiglia Trump. La Trump Organization e la saudita Dar Global annunciano progetti in ambito immobiliare, l’ambito sul quale il presidente ha fondato la sua ascesa politica. La Sec, l’autorità federale statunitense che vigila sui mercati, si è già messa all’erta.

Il nodo Medio Oriente
Si giunge così al punto più traballante dell’intesa tra il principe e il presidente: la stabilità nel Medio Oriente. Bin Salman è molto fermo su un punto: l’Arabia farà parte degli accordi di Abramo a patto che ci sia un percorso chiaro verso la soluzione a due Stati. Il riconoscimento della Palestina come Stato autonomo è essenziale per il principe saudita. Trump si defila: «Non dico che abbiamo incassato un impegno, ma è stata una buona conversazione. Penso che Mbs abbia sensazioni positive verso gli Accordi di Abramo». Trump ha bisogno del consenso saudita per portare avanti il suo Piano per Gaza; la normalizzazione dei rapporti con Israele è uno step necessario per sbloccare la situazione.