Dall’invio delle truppe a Los Angeles fino all’attacco all’Iran, non autorizzato dal Congresso, l’America (e non solo) si divide sulla costituzionalità delle manovre di Donald Trump. Lui, il Presidente degli Stati Uniti, sogna il Nobel per la pace e il suo volto accanto a Washington, Lincoln, Jefferson e Roosevelt sul monte Rushmore. I suoi oppositori, o presunti tali, i Democratici, faticano a organizzare una risposta forte, coerente e organizzata.
Eppure sarebbe il momento perfetto per riaccendere i riflettori sulla controparte politica dei Repubblicani, che dopo l’amara sconfitta di Kamala Harris alle presidenziali sembra aver completamente perso la rotta (sempre che ce ne fosse una durante la campagna elettorale). Le recenti uscite trumpiane, dalla guerra dei dazi inaugurata ad aprile fino ai raid dell’ICE, hanno fatto storcere il naso anche a buona parte dell’elettorato repubblicano. Il settimanale The Economist mostra, analizzando i dati raccolti da YouGov, come il consenso al Presidente sia sceso del 12%: il 54% degli elettori disapprova il suo operato.

Cosa manca ai Democratici
I Democratici sembrano però non riuscire a cavalcare l’onda del dissenso. Non è per difetto di consenso Dem: le proteste di piazza sono moltissime, anche più del primo mandato di Trump alla Casa Bianca. Ma la risposta dal basso, dalle piazze e dalle strade delle città americane, spesso fa il gioco di Trump, che può far sfoggio del suo (stra)potere per contenerla. È proprio un’organizzazione forte e un brand che funzioni a livello politico quello che serve ai Democratici per contrastare Trump. Invece sono persi dietro idee e ideologie che fanno sì appiglio al pensiero progressista e liberal, ma che perdono di vista alcuni bisogni reali e quotidiani degli americani che vogliono rappresentare.

La via dell’Abundance
C’è tuttavia una nuova corrente di pensiero che si sta facendo strada in una fetta del partito democratico. Ispirandosi al libro dei giornalisti Ezra Klein e Derek Thompson, alcuni politici Dem considerano la via del cosiddetto “abundance liberalism”, il liberismo dell’abbondanza. Una visione degli Stati Uniti dove i decisori politici spendono meno tempo lottando su come distribuire le risorse scarse e più tempo facendo sì che non ci sia tale carenza in principio. Una dottrina secondo cui si costruisce dove c’è da costruire, si aumenta dove c’è scarsità e via dicendo: “Il problema è che se tu sussidi il costo di qualcosa che è scarso, alzi i prezzi o forzi il razionamento”, sostiene Klein nel libro dal programmatico titolo “Abundance”.
I Dem più influenti
Altri Democratici cercano invece di sfruttare le loro attuali posizioni per mostrarsi come i nuovi astri nascenti del partito di centrosinistra. Primo fra tutti il governatore della California Gavin Newsom. Con il secondo mandato in scadenza, Newsom ha scelto di sfruttare l’attenzione concentrata su di lui a causa dei recenti eventi in California per sottolineare la minaccia che Trump rappresenta per gli Stati Uniti e come la si dovrebbe combattere. Raffreddandosi su alcuni temi “troppo woke” per vincere più fette di elettorato, Newsom inizia a farsi strada come eroe della democrazia anti-Trump.

Ma, secondo i sondaggi dell’Emerson College Polling Center, in testa per i Democratici c’è Pete Buttigieg (16%, contro il 12% di Newsom). Ex ministro dei trasporti sotto Biden, omosessuale dichiarato, piace molto agli elettori per le sue posizioni sobrie, la comunicazione moderata e il background.

In corsa rimane anche Kamala Harris, che nonostante la sconfitta ha ancora il cuore e la preferenza del 13% degli americani democratici. L’ex vice-president non ha ancora chiarito se intende rimettersi in corsa per la presidenza o se pensa invece di candidarsi come governatrice della California, prendendo il posto di Newsom (corsa che sarebbe molto più agevole per lei: 34% di Democratici la supporterebbero come guida del Golden State).

Forse i Dem hanno capito che la “strategia dell’opossum” citata da Jay Caspian Kang sul The New Yorker, cioè far finta di essere morti davanti al nemico sperando che se ne vada, con Trump non funziona. Forse l’opposizione sta ritrovando la sua Resistance, per dirla all’anglosassone, ma come il partito si possa unificare e ritrovare coerenza rimane una domanda aperta.