
Notte di paura per la scossa più forte dell’anno nell’area dei Campi Flegrei. Lo sciame sismico è ancora in corso e ciò che spaventa maggiormente è l’anomalo innalzamento della crosta terreste. Sono in allestimento aree di attesa e accoglienza per i cittadini.
La ricostruzione della vicenda
L’orologio segnava l’1.25 del 13 marzo quando la terra nella zona dei Campi Flegrei ha iniziato a tremare e gli edifici di conseguenza. Una scossa di magnitudo 4.4, la più forte dal maggio dello scorso anno, avvertita chiaramente anche a Napoli e in provincia. Dalle prime ricostruzioni l’epicentro sembrerebbe essere stato il lungomare di Pozzuoli, a oltre due chilometri di profondità.
I danni principali si sono verificati nel quartiere di Bagnoli. Molte automobili sono state infatti danneggiate a causa del crollo di calcinacci e intonaci. Non si registrano fortunatamente feriti gravi. A Pozzuoli un controsoffitto è crollato e una persona è stata estratta dalle macerie senza conseguenze serie. Diversi gli interventi dei Vigili del Fuoco che hanno dovuto estrarre dalle abitazioni alcuni cittadini, rimasti bloccati a causa dell’inagibilità di porte, scale e ascensori.
Le dichiarazioni di Manfredi e De Luca
Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, ha optato per la chiusura delle scuole nella zona Municipalità 10 Bagnoli-Fuorigrotta. «Come danni abbiamo solo la villetta sgomberata a causa del crollo del solaio – ha detto il primo cittadino – undici persone sono andate al pronto soccorso, ma di queste solo una ha avuto escoriazioni e contusioni», ha specificato. «A Bacoli l’80% degli studenti è andato a scuola, in passato non era così», ha poi dichiarato con soddisfazione.
«Noi approveremo una dichiarazione per la mobilitazione generale», ha affermato invece il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «Non è lo stato di allarme, altrimenti dovremmo chiudere tutto, ma approveremo una richiesta al governo nazionale di un intervento della Protezione civile nazionale», ha aggiunto. «Adesso attendiamo una valutazione attendibile, seria, rigorosa, da parte delle strutture scientifiche che devono dirci qual è il livello di prevenzione a cui dobbiamo arrivare», ha concluso.

La Storia Geologica dei Campi Flegrei
Il nome “Campi Flegrei” deriva dal greco e significa “campi in fiamme” in riferimento all’intensa attività vulcanica che ha caratterizzato la regione nel corso dei secoli. I Campi Flegrei hanno una lunga e complessa storia sismica ed eruttiva che affonda le radici circa 80.000 anni fa. La storia geologica dei Campi Flegrei si suddivide in tre fasi principali:
- Primo periodo flegreo (42.000 – 35.000 anni fa): durante questo periodo si verificarono eruzioni massicce che modificarono radicalmente l’ecosistema.
- Secondo periodo flegreo (35.000 – 10.500 anni fa): caratterizzato da attività vulcanica intermittente, con la formazione di crateri e il deposito di materiali piroclastici.
- Terzo periodo flegreo (8.000 anni fa fino ad oggi): include eventi come l’eruzione del Monte Nuovo nel 1538 e continua fino ai giorni nostri, con attività sismica e vulcanica ancora in corso.
Inoltre, l’attività vulcanica dei Campi Flegrei è accompagnata da fenomeni di bradisismo, con il suolo che si solleva o abbassa lentamente, fenomeno che può provocare terremoti locali. Questo sollevamento è passato da un centimetro al mese – lo scorso anno – a tre centimetri oggi.
Il Piano di Emergenza per i Campi Flegrei
Il rischio vulcanico nei Campi Flegrei è monitorato costantemente dalle autorità, che hanno istituito un piano di emergenza per garantire la sicurezza della popolazione in caso di attività eruttiva. L’area è suddivisa in due zone di rischio: una zona rossa e una gialla. La prima rappresenta quella più pericolosa, con temperature e velocità elevate, che potrebbero essere fatali per la popolazione (circa 500mila abitanti). La seconda (che vede coinvolti circa 800 mila abitanti), pur meno critica, potrebbe essere interessata da ricadute di ceneri vulcaniche che potrebbero comunque causare danni.

In caso di allerta, il piano di evacuazione prevede l’allontanamento di quasi 1 milione e mezzo di abitanti da edifici vulnerabili. Inoltre, sono state previste aree di attesa fuori dalla zona rossa, da cui i cittadini vengono trasferiti in attesa di spostarsi poi verso province e regioni gemellate. Dal 2012, il livello di allerta per i Campi Flegrei è stato mantenuto al “giallo” indicando una situazione di monitoraggio continuo, che ha visto un incremento dell’attività sismica e del sollevamento del suolo, segnando la necessità di un’attenta vigilanza.