Ermes Maiolica e la felicità come antidoto alla disinformazione

Dalle prime notizie false diffuse in rete alla denuncia per diffamazione ricevuta dal rapper Fedez. Il re delle bufale, Ermes Maiolica racconta il suo rapporto con le fake news e com’è cambiata la sua vita oggi. Una nuova quotidianità in cui il mondo della disinformazione è solo un lontano ricordo.

Quando e come ha iniziato a inventare bufale?
Io ho sempre avuto un rapporto complicato con la tecnologia. Fino ai trent’anni non avevo nemmeno una connessione internet. Lavoravo in fabbrica e, come hobby, realizzavo magliette artigianali. Un giorno mi consigliarono di usare Facebook come vetrina per venderle. Così creai una pagina, ma ben presto mi resi conto di quanto il web fosse pieno di siti clickbait, finti giornali e blog che si spacciavano per fonti autorevoli. Notai che molte persone condividevano queste notizie senza verificarle e, inizialmente, anch’io caddi in questa trappola.

Ermes Maiolica
Ermes Maiolica

Frequentavo gruppi di discussione complottisti su Facebook e mi accorsi che la maggior parte delle notizie che circolavano erano false. Quando provavo a farlo notare, nessuno mi dava retta. Così decisi di creare io stesso una fake news per dimostrare quanto fosse facile ingannare le persone. Era un esperimento sociale per far capire la debolezza di questi meccanismi di disinformazione.

Qual era il suo obiettivo iniziale?
Il mio scopo era proprio quello: dimostrare come le fake news potessero diventare più virali delle notizie reali. Non ho mai guadagnato nulla da questa attività e ho sempre rifiutato compensi economici. Il mio obiettivo era far implodere il sistema della disinformazione, creando notizie che non fossero fatte per truffare o ingannare, ma per evidenziare la facilità con cui si diffondevano. Tuttavia, il mio intento è stato spesso frainteso, e col tempo mi sono reso conto che era una missione suicida.

C’è stato un momento in cui si è reso conto dell’impatto delle sue bufale sulle persone e sulla percezione pubblica?
Sì, ricordo in particolare una fake news che creai sul fatto che Putin avrebbe salvato i marò italiani. La notizia divenne virale a tal punto che fu ripresa da siti ufficiali delle istituzioni, come quello dei Carabinieri, della Marina Militare e della Polizia. Alla fine, dovette intervenire l’allora Ministro degli Esteri per smentire la notizia. Mi resi conto che non solo giornali e telegiornali cadevano nelle mie bufale, ma anche le istituzioni. Questo mi fece capire che quello che stavo facendo non era più un semplice esperimento, ma stava diventando qualcosa di molto più grande.

Qual è stata la fake news che ha ricevuto più attenzione dai media e online?
Ce ne sono state tante, ma due in particolare. Una riguardava una finta lotteria di auto, che diventò talmente virale che un’azienda automobilistica dovette chiudere il centralino per una settimana. L’altra fu la notizia secondo cui Agnese Renzi avrebbe votato ‘No’ al referendum costituzionale del 2016. Divenne così popolare che Matteo Renzi fu costretto a smentirla pubblicamente.

Fedez le ha chiesto 100 mila euro di risarcimento per la bufala sulla droga. Mi racconta la vicenda e com’è andata a finire?
Questa storia mi ha cambiato la vita. Nel 2017 avevo già deciso di smettere con le fake news, ma per noia mi divertivo a trollare i fan club di alcuni personaggi famosi. Creai una bufala su Fedez e la droga, che diventò virale in pochissimo tempo. Non mi sarei mai aspettato che la vicenda prendesse una piega così seria. Fedez mi denunciò e chiese un risarcimento di 100 mila euro. Il caso andò avanti per anni, fino a quando il tribunale riconobbe che si trattava di satira e il processo si concluse con l’assoluzione. Tuttavia, sono stati sette anni e mezzo di battaglie legali.

Oltre a questo, ha avuto altri problemi legali per le bufale che ha diffuso?
No, a parte il caso Fedez, tutte le altre questioni si sono sempre risolte senza conseguenze legali. Ho creato molte fake news, alcune delle quali non ho mai rivendicato per paura di possibili ripercussioni. Mi rendo conto che alcune bufale avrebbero potuto causare danni seri. Oltre a Fedez, sono finite tutte a tarallucci e vino.

Il re delle bufale Maiolica insieme al ministro Matteo Salvini

Con l’avvento dell’intelligenza artificiale e dei deepfake, secondo lei sarà sempre più sottile il confine tra realtà e finzione? Quanto diventa difficile contrastare la disinformazione?
La mia visione è abbastanza distopica. Già oggi è difficile distinguere il vero dal falso, e in futuro lo sarà ancora di più. Con l’ibridazione uomo-macchina e la crescente sofisticazione dell’intelligenza artificiale, rischiamo di trovarci in un mondo in cui non potremo più fidarci di nulla. Le grandi aziende tecnologiche potrebbero proporre soluzioni sempre più invasive per aumentare le nostre capacità cognitive, spingendoci verso il transumanesimo.

Oggi che fa nella vita? Qual è il suo lavoro?
Dopo vent’anni di lavoro in fabbrica, sono riuscito a cambiare vita. Ho fondato un sindacato per la tutela dei robot nel 2019, un’idea che inizialmente sembrava uno scherzo, ma che oggi sta diventando una realtà riconosciuta. Sono stato invitato in Senato a parlarne e sto organizzando un congresso internazionale sui diritti delle macchine. Inoltre, organizzo la Terni Digital Week, un evento sul digitale, l’ecologia e l’innovazione tecnologica. Oggi mi occupo di comunicazione e marketing nel mondo della robotica.

Si è lasciato alle spalle il mondo delle bufale?
Sì, ho smesso nel 2017. Ma ancora oggi molti mi identificano con quel passato. A livello professionale, questa etichetta mi ha creato non pochi problemi. Sono stato spesso frainteso e talvolta anche aggredito per strada da persone che mi accusavano di essere parte di qualche complotto.

Se dovesse dare un consiglio alle persone per aiutarle a migliorare la loro capacità di riconoscere una notizia falsa, quale sarebbe?
Verificare le fonti è la risposta ovvia, ma ho capito che il vero problema sta nello stress e nella frustrazione delle persone. Chi è alienato e insoddisfatto è più vulnerabile alla manipolazione. Il miglior modo per non cadere nella disinformazione è condurre una vita serena, ridurre il consumismo e non farsi trascinare dalla frenesia del mondo moderno. Se si è equilibrati e felici, si diventa anche meno manipolabili.

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