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Mauro Crippa in Iulm: «La politica si decide, e si fa, in televisione»

«La comunicazione politica ha a che fare con la democrazia e la formazione della pubblica opinione. Ci porta a maturare un’idea che, in un momento successivo, andremo a concretizzare in un voto. Quel voto farà poi prevalere un partito piuttosto che un altro». Inizia così l’incontro con Mauro Crippa, Direttore Generale Informazione e Comunicazione del gruppo Mediaset, intitolato “La politica in televisione”, tenutosi mercoledì 19 febbraio all’Università IULM.

«La politica si decide, e si fa, in televisione»

Tutto ebbe inizio nel 1961 quando, in Italia, divenne celebre il programma “Tribuna politica”. La trasmissione RAI rappresentava il principale strumento di comunicazione politica del tempo. I candidati politici avevano la possibilità di esprimere il programma del proprio partito e fare le proprie promesse ai possibili elettori. Gli spettatori televisivi avevano così l’opportunità di farsi un’idea su chi votare alle urne.

Il tone of voice del programma era pacato, calmo e soprattutto lento. Tutto il contrario rispetto a quanto accade oggi con i principali talk show di approfondimento politico che diventano terreno fertile di scontro e di lotta tra i rappresentanti dei diversi partiti politici. Ciò che resta invariato rispetto al passato, però, è il mezzo. La televisione continua a essere il principale veicolo di informazione politica e a mantenere il suo primato.

 «Non ce n’è per nessuno, si deve passare per la televisione. La politica si decide, e si fa, in televisione» afferma Crippa – e continua – «La tv, oggi, non è più l’unico mezzo, ma è quello che detta l’agenda».

Dal 1994 la politica televisiva è polifonia e conflitto

Come detto in precedenza la televisione continua a mantenere il suo primato e i politici continuano a frequentare i salotti televisivi alla ricerca di consensi. Ciò che è cambiato rispetto agli anni di “Tribuna politica” è il metodo di fare comunicazione politica in tv. Dal 1994, infatti, in Italia sono iniziano a proliferare talk show politici sulla falsa riga di quelli americani. «Il talk show è la forma principale di politica in televisione» afferma Crippa.

I programmi cominciano a reggersi sul bipolarismo, viene infatti data l’opportunità a esponenti di Governo e opposizione di presenziare e dibattere. I toni pacati di “Tribuna politica” diventano un lontano ricordo. «I nuovi talk show politici sono caratterizzati dallo scontro, dalla volontà dei rappresentanti politici di demolirsi l’uno con l’altro e, spesso, la trasmissione finisce per “scadere” nella cacofonia» dice Crippa.

I politici devono essere «uomini di spettacolo»

La politica, oggi più che mai, è spettacolarizzata. I politici, spesso, incarnano i panni di veri e propri showman quando prendono parte ai dibattiti televisivi. Crippa commenta: «Per avere successo, è fondamentale per un politico avere padronanza del mezzo televisivo al fine di poterne sfruttare tutte le potenzialità. Questo vale sia in Italia che nel mondo».

«Il dibattito tra Silvio Berlusconi e Achille Occhetto del 1994 vide prevalere il fondatore di Forza Italia sul suo avversario anche per via dell’immagine da uomo sicuro che Berlusconi fu in grado di trasmettere, rispetto ad Occhetto». «Lo stesso è accaduto con Trump che, grazie alla sua padronanza lessicale, teatrale e televisiva è riuscito a battere Kamala Harris alle elezioni del 5 novembre 2024» conclude Crippa.

Il web e le fake news

Sul web la politica ha un altro tone of voice rispetto alla televisione. Il web è nato come un mezzo di comunicazione libero, gratis e a disposizione di tutti, indistintamente. «Oggi non è più così. Il web è un insieme di piattaforme dove operano le big tech che si muovono sulla base di imperativi di profitto economico per le loro società» afferma Crippa.

Crippa continua: «Questo fa sì che non sia più intrinsecamente democratico. Gli stessi fact checkers, che dovrebbero controllare la veridicità dei fatti, sono, a loro volta, ideologicamente orientati. Servirebbe qualcuno che faccia da controllore ai controllori stessi».

In conclusione, Mauro Crippa fa riferimento alle fake news, notizie false che, sempre più spesso, si trovano online. «Una singola fake news è in grado di minare tutta la credibilità dell’informazione e di danneggiare l’infosfera. È quindi fondamentale prestare la massima attenzione al fine di non ledere la fiducia di chi si fida delle informazioni veicolate dai principali mezzi di comunicazione».

Glenda Veronica Matrecano

Classe 2000. Milanese. Laureata in Comunicazione, Media e Pubblicità all'Università IULM. "Curiosa, solare e tenace", così mi descrive chi mi conosce. Mi appassionano, soprattutto, la cronaca e l'attualità ma anche tutte quelle tematiche che sono in grado di accendere il dibattito pubblico. Tra le tante, ho un'aspirazione che supera le altre: diventare giornalista televisiva.

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