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La Kings League è qui per restare

La Kings League, la competizione di calcio a sette ideata dall’ex calciatore Gerard Piqué e dello streamer Ibai Lllanos, è già un successo in Italia. Nella prima giornata ha avuto oltre cinque milioni e mezzo di spettatori sui canali streaming dei presidenti delle squadre e sui canali Sky Sport.

La Kings League Italia

Luci blu e viola, strobo, ledwall, ma non è una serata all’Alcatraz. Countdown, sirene e buzzerbeater, ma non è una partita di NBA. Questa è la Fonzies Arena, e questa è la Kings League Italia 2025. Lunedì 3 gennaio alle 17 ha avuto inizio la versione italiana della Kings League, il torneo di calcio a sette creato dall’ex giocatore e leggenda del Barcellona Gerard Piqué e dallo streamer spagnolo Ibai Llanos, che avrà luogo ogni lunedì fino a quest’estate in un palazzetto allestito nel Centro Vismara, a Milano.

Quando la Kings League è partita in Spagna, nel gennaio del 2023, erano in pochi a credere nel rivoluzionario progetto di Piqué: sia per via dello stravagante regolamento, sia per il formato di gioco scelto, il calcio a sette anziché a undici. Eppure eccoci qua. Una competizione che ora ha raggiunto una portata mondiale. Il “Torneo dei Re” spagnolo ha avuto un seguito tale da suscitare l’interesse di un club come il Barcellona, che si è offerto di mettere a disposizione il Camp Nou come cornice della finale del torneo: 90mila i tifosi presenti allo stadio e più di due milioni di persone connesse in diretta streaming.

Per lo sbarco in Italia era solo questione di tempo: prima la Kings League Worlds Cup – la versione per Nazionali del torneo si è disputata in Italia e la tappa conclusiva (il 12 gennaio) all’Allianz Stadium, casa della Juventus –, e poi la Kings League Italia, la competizione nostrana per club.

Un successo di pubblico

I dati relativi allo share dicono di un successo di pubblico: la prima giornata è stata infatti seguita da 5,57 milioni di spettatori divisi tra le piattaforme streaming dei presidenti e i canali di Sky Sport. Il canale Twitch del noto streamer Blur ha totalizzato 220 mila spettatori unici, mentre quello del collega Kai Cenat – che trasmetteva mentre si trovava ai Grammy Awards – è stato il migliore, con 265 mila. Buoni numeri anche per la live su YouTube di Sky Sport, con una media di 16 mila spettatori a gara (picco massimo nel match tra Stallinos e Caesars FC, con 25 mila utenti unici collegati).

Secondo Gianluca Bagnulo, giornalista di Sky Sport incaricato della telecronaca delle partite di Kings League, «rispetto al calcio che conosciamo, in questo tipo di competizione è prioritaria la componente dello spettacolo, dell’entertainment: e questo è un fattore d’attrattiva decisivo per le nuove generazioni, che hanno una soglia dell’attenzione più bassa e quindi davanti a una partita di calcio rischiano di annoiarsi», dice. E poi aggiunge: «Penso che la Kings League non sia destinata a sostituire il calcio normale, e non sia nemmeno da considerare come un’alternativa al “sacro pallone”. Piuttosto, vedo il rapporto tra la Kings League e il calcio che conosciamo molto simile a quello che intercorre tra il tennis e il padel. Uno è uno sport storico, l’altro è puro divertimento: io sono riuscito ad amare entrambi senza problemi».

Come funziona la Kings League

Ma come funziona la Kings League? Dodici squadre si affrontano per accedere alle fasi finali del torneo e strappare un biglietto per il “Mondiale per Club”, la parte successiva della competizione. Le squadre sono composte da dieci giocatori “standard” e tre “wild card” (che sono personaggi famosi o ex calciatori). I centoventi giocatori “standard” sono selezionati con dei provini (dei tryouts in stile NBA) dagli organizzatori della Kings League. A questo punto, a ogni squadra è assegnato un numero da testa di serie, che determina l’ordine di scelta per comporre la formazione (detta draft).

I presidenti delle società scelgono poi i giocatori per il proprio team. Al torneo partecipano stelle del web e streamers, come Blur (Gianmarco Tocco) e Grenbaud (Simone Buratti), personaggi della tv e dello spettacolo, come Fedez, ma anche ex giocatori professionisti e leggende del nostro calcio, come Luca Toni (ex giocatore di Fiorentina e Bayern Monaco, tra le altre squadre), Francesco “Ciccio” Caputo (ex attaccante di Empoli e Sassuolo), Christian Brocchi (ex di Milan e Lazio), Sergio Cruz Pereira (ex del Chievo Verona) e Antonio Picci (ex attaccante del Trani e idolo del web).

«Il livello del torneo è alto»

«La prima giornata è stata veramente intensa e il livello dei giocatori è molto buono. Non mi aspettavo un livello così alto già alla prima edizione, in Spagna era un po’ più basso», dice Sergio Cruz, presidente della Black Lotus, a margine del match di esordio di Kings League, perso 5 a 4 contro i Punchers FC.

Della stessa idea è Leandro Casapieri, portiere degli Underdogs FC e miglior portiere al mondo ai “Beach Soccer Stars 2023”: «Per essere il primo split [il primo campionato] in Italia, ed essere iniziato a gennaio, quindi con tanti giocatori che non riescono a venire a giocare, penso che sia un ottimo livello», dice. Gli Underdogs FC hanno vinto 4 a 2 contro i Circus FC e Casapieri è stato eletto MVP della prima giornata. Il portiere ha messo a referto una rete, un assist e ben tredici parate, cruciali per tenere il risultato in cassaforte. «Ѐ stato un buon inizio: hanno funzionato tante cose che avevamo preparato durante la settimana. A livello personale ero carico ed emozionato», aggiunge.

Il regolamento della Kings League

Veniamo al regolamento. Le partite si suddividono in due tempi da venti minuti. Al momento del calcio d’inizio, però, non tutti i giocatori scendono subito in campo: il match inizia infatti con un 2 vs 2, in cui si scontrano il portiere e un giocatore di movimento. Gli altri cinque giocatori entrano uno dopo l’altro, a un minuto di distanza. Si passa quindi a un 3 vs 3, 4 vs 4 e così via fino a quando ogni squadra ha in campo sette giocatori.

Allo scoccare del 18’ minuto il gioco viene interrotto, dagli spalti viene lanciato un grande dado a sei facce: il numero che esce determina il numero di giocatori che rimangono in campo. Nei minuti finali del primo parziale, a seconda della modalità di gioco scelta, l’allenatore può decidere di schierare solo giocatori di movimento per essere più offensivo, rinunciando così al portiere (nessuno dei giocatori che subentra può sostituirsi all’estremo difensore).

Per gli ultimi due minuti del secondo tempo è prevista una modalità che varia in base al punteggio. Se al 38’ minuto le squadre si trovano in parità, entra in vigore la regola dei golden gol, secondo la quale la prima squadra che mette la palla in rete vince e pone fine alla partita. Se invece una delle due squadre è in vantaggio, i gol messi a segno negli ultimi due minuti valgono doppio. La partita non può finire con un pareggio. E quindi, se i 40’ regolamentari non hanno visto alcun vincitore, si disputa una serie da cinque shootout, i rigori in movimento. In questo caso, la squadra vincitrice riceve solamente due punti anziché tre, mentre quella perdente ne prende uno.

Le carte segrete

Ma non finisce qui. Durante la partita, entro i trentotto minuti di gioco, ogni presidente ha la possibilità di tirare un “rigore presidenziale”, un semplice tiro dal dischetto calciato dal patron. Inoltre, prima dell’inizio dell’incontro ogni allenatore pesca una carta segreta, che può essere utilizzata a gioco in corso. Questi assi nella manica si dividono in sei tipologie. Con la carta “sospensione” è possibile togliere dal campo un giocatore della squadra avversaria, escluso il portiere, per quattro minuti. Ci sono poi due tipologie di carta rigore: il rigore classico e lo shootout. Il “furto” consente di rubare la carta segreta all’avversario.

L’allenatore, inoltre, può scegliere uno “star player”: viene messa al braccio del giocatore scelto una fascia con una stella, e da quel momento in avanti i suoi gol valgono doppio. La carta “jolly”, infine, consente di pescare a scelta uno dei precedenti bonus. «Tutti questi aspetti danno al gioco un tocco di imprevedibilità», spiega Bagnulo. E aggiunge: «È difficilissimo capire come andrà a finire una partita perché ci sono mille sliding doors e nel corso di una partita veramente può succedere qualsiasi cosa».

 

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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