Morto Shalom Nagar, estratto a sorte per giustiziare Eichmann

Divenne il boia del Boia a ventisei anni e fu costretto al silenzio per mezzo secolo. È la storia di Shalom Nagar, morto a 86 anni in Israele.

«Non volevo farlo»

Per decidere chi avrebbe dovuto premere il pulsante per l’impiccagione, si estrasse a sorte tra gli impiegati del servizio carcerario e proprio Nagar fu il prescelto. Shalom dovette tenere il segreto, non rivelando il fatto neanche alla moglie, finché, dopo cinquant’anni, il governo israeliano non tolse l’imposizione.

Così Nagar fu autorizzato a parlare. Nel libro «Jerusalem Suite» di Francesco Battistini, Nagar racconta il giorno cruciale della sua vita. «Il comandante venne da me e mi chiese: “Shalom, ti va di schiacciare il bottone?”. Credeva di farmi un grande onore. Però io dissi che no, non volevo».

Il processo di Eichmann nel 1961

Il fato, però, decise per lui. E Nagar divenne il boia del Boia. «Non avevo mai visto un uomo impiccato. Ero davanti a lui. Ho visto la sua faccia bianca, gli occhi fuori. Anche la lingua era fuori, insanguinata. Io tremavo».

La svolta per Israele e il trauma per Nagar

Eichmann fu poi portato alla fornace di Tel Aviv per essere bruciato, ma in quel momento Nagar tornò a casa terrorizzato per ciò che aveva appena compiuto. L’uccisione fu un grande passo per Israele e l’anniversario dell’esecuzione viene celebrato ogni anno dal popolo. «Il processo – dichiara Nagar – fu la catarsi che trasformò tanti traumi privati in un trauma collettivo. L’Olocausto diventò un elemento fondante del nuovo Stato e dell’identità israeliana».

Da quel momento Nagar si avvicinò alla fede ebraica: «Io avevo pietà dei miei carcerati, anche se erano terroristi. La legge ebraica dice che non devi uccidere. Non dice: non devi uccidere Mosè o Maometto. Dice che non devi uccidere. E basta».

La vicenda lo perseguitò per tutta la vita, portandogli incubi e un’avversione verso la pena capitale. «Se un giorno mi avessero chiamato e detto che avevano appena condannato a morte un altro nazista, la risposta ce l’avevo già pronta: ne ho avuto abbastanza di Eichmann, grazie. Scordatevi di me. Questa cosa, io non la faccio più».

A cura di Michela De Marchi Giusto

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