I 40 anni del Band Aid tra successi e polemiche

Il Quarant’anni fa il supergruppo Band Aid pubblicava Do They Know It’s Christmas?, allo scopo di raccogliere fondi per la carestia in Etiopia. Negli anni successivi il brano ha avuto diverse versioni e anche il 2024 avrà la sua. Ma se il fascino degli artisti che si riuniscono è rimasto invariato, l’iniziativa è sempre più avvolta dalle polemiche.

La prima formazione del Band Aid posa in occasione dell’incisione del brano.
La prima hit pubblicata per beneficenza

«Nutriamo il mondo, facciamo sapere loro che è Natale». Suonava così il ritornello di Do They Know It’s Christmas?, un brano che ha fatto la storia. Scritto da Bob Geldolf e Midge Ure, pubblicato nel 1984, il brano ebbe un successo immediato. Primo in classifica in quindici Paesi diversi, risultò il più venduto nel Regno Unito in tutto il decennio. Il segreto? Una grande causa e un grande gruppo, anzi un supergruppo, combinati in un’iniziativa mai sentita prima.

Sotto il nome di Band Aid, riferimento a una celebre azienda produttrice di cerotti, Ure e Geldof radunarono numerosi artisti, inglesi e irlandesi come loro. L’obiettivo della collaborazione era una raccolta fondi per la carestia in Etiopia, un tema su cui l’attenzione del Regno Unito si era impennata dopo la messa in onda di un reportage di Michael Buerk. Prima ancora di sapere quali artisti avrebbero partecipato, i due autori stabilirono che i proventi della canzone sarebbero stati interamente destinati all’Etiopia. Pubblicato il 3 dicembre, il singolo divenne il più venduto di tutti i tempi in Inghilterra, con un milione di copie solo nella prima settimana.

Il brano fu registrato in un solo giorno, il 25 novembre, sebbene alcune tracce fossero già state incise in precedenza. Agli studi si presentarono alcuni dei più grandi artisti inglesi dell’epoca. Tra gli altri, Paul Young, Boy George, George Micheal, Sting, Bono degli U2, i Duran Duran, gli Spandau Ballet e Phil Collins. Un’iniziativa di indiscutibile popolarità, che sarà poi replicata, anche da altri artisti e in altri contesti, come nel caso di We Are the World e That’s What Friends Are For nel 1985.

Dal disco al concerto: il Live Aid

Il progetto Band Aid fece la storia anche perché non si fermò all’incisione del 1984. L’anno successivo, infatti, Geldof annunciò il Live Aid, un concerto benefico tra Wembley e Philadelphia. Oltre che per le decine di milioni ricavati dalle donazioni durante il concerto, il Live Aid rappresentò una pietra miliare nella storia della musica, con esibizioni rimaste nell’immaginario collettivo per la loro iconicità.

Le versioni successive

Pochi anni più tardi, nel 1989, l’aggravarsi della crisi in Etiopia portò a una nuova incisione del brano. Con il nome di Band Aid II, un nuovo gruppo di artisti realizzò una cover di Do They Know It’s Christmas?. Anche questa versione andò molto bene commercialmente, raggiungendo la vetta della classifica in Inghilterra e Irlanda.

Nel 2004, vent’anni dopo la prima registrazione, una nuova versione del progetto, denominato Band Aid 20, vide un completo ricambio. Chris Martin dei Coldplay prese il posto di Paul Young, Robbie Williams quello di George Micheal, e così via. L’unico del 1984 a ritornare fu Bono Vox, frontman e voce degli U2. La cover del 2004 presentò delle innovazioni rispetto all’originale: le tendenze musicali del nuovo millennio “imponevano” qualche verso rappato e anche l’arrangiamento del finale si fece più rock.

 

In concomitanza con il trentesimo anniversario, Geldof e Ure annunciarono che un altro gruppo di artisti si sarebbe riunito per incidere ancora una volta il brano. Questa volta la raccolta dei fondi sarebbe stata destinata alla lotta contro il virus dell’ebola, che funestava il continente africano. All’appello risposero gli artisti inglesi del momento: tra le novità One Direction, Rita Ora, Oly Murs e Bastille, ma non mancarono i ritorni di Chris Martin e Bono. Quest’ultimo, in particolare, fu al centro di un discusso cambio nel testo: la sua frase «Stanotte grazie a Dio tocca a loro invece che a te» fu sostituita con «Stanotte vi tendiamo le mani e vi tocchiamo».

Band Aid 40: in arrivo l’Ultimate Mix

Anche il 2024 avrà la sua versione di Do They Know It’s Christmas. Per i quarant’anni del brano, Trevor Horn, titolare dello studio in cui fu registrata la prima incisione, ha annunciato un “2024 Ultimate Mix”. In uscita il 25 novembre, assieme a un video commemorativo, questa versione presenta la fusione delle voci delle diverse generazioni di artisti che hanno partecipato al progetto. Ed Sheeran e Sting, Harry Styles e George Micheal, Boy George e Sam Smith, sono solo alcuni degli artisti giustapposti per l’anniversario del Band Aid. Ma non tutti hanno gradito questo coinvolgimento.

La posizione di Ed Sheeran e le critiche al brano

Ed Sheeran ha fatto sapere di non apprezzare affatto che la sua voce faccia di nuovo parte del progetto natalizio. «Non è stata richiesta la mia approvazione per questa nuova uscita di Band Aid 40 – ha spiegato Sheeran -, e se avessi avuto la possibilità di scegliere avrei rispettosamente rifiutato l’uso della mia voce». E a proposito della sua partecipazione nel 2014, ha aggiunto: «Sono passati dieci anni e la mia comprensione della narrazione associata a questo è cambiata».

L’artista si è schierato sulla stessa linea del cantante britannico di origini ghanesi, Fuse ODG, il più critico del progetto Band Aid. Riguardo a iniziative come questa, Fuse ODG è categorico. «Sebbene possano generare simpatia e donazioni – sostiene –, perpetuano stereotipi dannosi che soffocano la crescita economica, il turismo e gli investimenti in Africa, costando alla fine al continente trilioni di dollari e distruggendone la dignità, l’orgoglio e l’identità». E continua: «Mostrando immagini disumanizzanti, queste iniziative alimentano la pietà invece della collaborazione, scoraggiando un coinvolgimento significativo».

Parole che sembrano essere condivise, nei loro contenuti generali, anche un livello più alto, quello della diplomazia e della politica, che chiede all’Occidente di rivalutare il proprio sguardo sull’Africa. «Noi come Africa siamo venuti al mondo non per chiedere elemosina, ma per lavorare con il resto della comunità globale» è stata la provocatoria dichiarazione del presidente del Kenya William Ruto, pronunciata il mese scorso all’Assemblea generale dell’Onu. Da tante parti si invoca un cambiamento di prospettiva, anche nell’ottica degli aiuti umanitari: con o senza Band Aid, compatire l’Africa raccontandola solo come terra di povertà assoluta non è più una narrazione sufficiente.

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