Milano Cortina 2026, la solita corsa contro il tempo all’italiana

Non c’è tempo da perdere. Questo è l’imperativo delle Olimpiadi Invernali 2026. E Milano, crocevia di sogni e disillusioni, presenta due facce della stessa medaglia. Da un lato, il Villaggio Olimpico avanza rapido come il vento. Dall’altro, l’Arena Santa Giulia, destinata al torneo di hockey maschile, giace intrappolata nel limbo dell’attesa, incapace di muovere un passo oltre le catene della burocrazia.

Gli impianti di Milano

Il cronoprogramma è una lama affilata pronta a cadere, e la Fondazione Milano Cortina, organizzatrice dell’evento, vive sotto l’oppressione del tempo tiranno. I dipendenti del 44° piano della Torre Allianz di Milano dormono sonni tranquilli per quanto riguarda il Villaggio Olimpico. Nell’ex scalo di Porta Romana i lavori procedono spediti, tanto che in due edifici su quattro sono già state ultimate le mura esterne e montate le finestre.

Un’immagine positiva, forse l’unica della campagna di costruzione in vista dei Giochi 2026. Un affresco che racconta di un governo che, nella sua lentezza, rischia di coprire l’Italia di ridicolo. Ma più che il ritardo dell’Arena Santa Giulia, è la pista da bob di Cortina a destare inquietudine. Un simbolo delle nostre contraddizioni.

Milano Cortina 2026-Villaggio Olimpico
Il render di come dovrebbe venire il Villaggio Olimpico
La pista da bob di Cortina ha bisogno di un miracolo
Christophe Dubi-CIO-Executive Director
Christophe Dubi, direttore esecutivo del CIO

Nei mesi scorsi, l’impianto è stato il campo di battaglia di accese discussioni tra organizzatori, politici, enti locali e ambientalisti. Alla fine, ha prevalso la linea del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: la pista sarà costruita a Cortina d’Ampezzo, come da progetto originario. I lavori, iniziati solo a febbraio, si confrontano con l’urgenza del tempo, un avversario implacabile. La pista deve essere completata entro marzo 2025 per ottenere l’omologazione del CIO e permettere i test event.

Il cronoprogramma prevede 625 giorni di cantiere per un tracciato di 1.650 metri, con 16 curve e un dislivello di 110 metri. Un’impresa titanica, come ha sottolineato il Direttore esecutivo del CIO, Christophe Dubi: «I lavori sono iniziati con estremo ritardo. Le statistiche dimostrano che mai prima d’ora una pista da bob è stata costruita in così poco tempo». Un monito che risuona come un’eco di sfiducia.

Abbiamo perso tempo

Eppure, l’Italia ha avuto tutto il tempo per prevenire questi ritardi. Da cinque anni sappiamo che ospiteremo i Giochi Olimpici Invernali nel 2026, ma le parole hanno continuato a prevalere sui fatti. È questa l’immagine che vogliamo proiettare al mondo? Vogliamo davvero essere ricordati come quelli che non hanno saputo costruire le opere olimpiche in tempo?

Serve una svolta

La speranza è l’ultima a morire, si dice. Ma ora è necessario un cambiamento radicale, una rivoluzione nello spirito e nell’azione per rispettare la cronotabella. È il momento di abbandonare le parole vuote e rimboccarsi le maniche. L’Italia, che nel passato ha sempre saputo risollevarsi dalle sue cadute, deve risorgere ancora una volta. Milano, il cuore pulsante dell’economia del Paese, deve essere la guida di questa rinascita. Dal cantiere del Villaggio Olimpico, dai suoi edifici già completati, deve partire il messaggio: “Ce la faremo anche questa volta”. Questi Giochi devono diventare il simbolo di un’Italia nuova, moderna, che guarda con fiducia al futuro dei suoi giovani.

Dimostriamo il nostro valore

Da quelle finestre appena montate, a partire dal settembre 2026, si affacceranno studenti venuti a Milano per costruire il loro avvenire e dare un nuovo volto alla nostra nazione. Un’Italia che finalmente mette da parte le sterili retoriche politiche e si dedica al bene dei suoi cittadini. Un popolo stanco delle parole vuote, che vuole riacquistare fiducia nelle istituzioni e nella loro capacità di guidarci.

Ma perché ciò accada, è necessario dimostrare al mondo che l’Italia è capace di organizzare un evento sportivo di portata mondiale come le Olimpiadi, ai massimi livelli. Le nostre eccellenze culinarie, artistiche e culturali sono il nostro orgoglio. E nel 2026, dovremo metterle in mostra per rendere unici i Giochi, che oggi rischiano di essere ricordati solo per una cosa: abbiamo perso tempo.

Christian Leo Dufour

Young Reporter per il CIO alle Olimpiadi Invernali Giovanili di Gangwon 2024 e collaboratore del fattoquotidiano.it. Valdostano in trasferta a Milano. Motivato e sempre pronto a fare nuove conoscenze. Laureato in comunicazione, media e pubblicità alla IULM. Il mio sogno è il giornalismo sportivo. L'ambizione: far conoscere gli sport invernali, il ciclismo e tutte le discipline olimpiche a un pubblico sempre più ampio

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