Mille eventi climatici estremi si sono verificati in Italia nella prima metà del 2024. Lungo i suoi 1.300 chilometri si dipana un elenco completo di eventi meteorologici avversi e dannosi. A cominciare dagli estremi della penisola.
I danni della troppa acqua al Nord
Cogne è isolata da settimane dopo l’alluvione che ha distrutto l’unica strada di accesso con inevitabili conseguenze sulla stagione turistica nonostante le illusorie promesse governative di evacuare i villeggianti in elicottero.
E a distruggere ci pensa anche la grandine. In Italia ci sono state 257 grandinate dove sono caduti chicchi, o che hanno creato uno strato, di almeno due centimetri. A cui si aggiungono 86 trombe d’aria, 10 valanghe e 25 fulmini con vittime o danni. Questo è il quadro disegnato nei primi sei mesi dell’anno dall’osservatorio europeo per gli eventi estremi Eswd, European Severe Weather Database.
Ma il panorama non è finito qui. Sempre al Nord fiumi e laghi hanno raggiunto livelli idrometrici che non si vedevano da anni. A fine giugno il Lago di Garda era alto 146 centimetri, crescendo di oltre 10 in un solo giorno raggiungendo e superando il record del 1977: pieno al 141%. «Il Garda si sta mangiando le spiagge» afferma Massimo Gàrgano, direttore generale dell’Associazione Nazionale Bonifiche Irrigazioni (Anbi). Seguono il Maggiore al 99% e quello d’Iseo al 95%. Questi dati sono anche il risultato dei 611 nubifragi avvenuti in Italia fra gennaio e luglio, tutti concentrati al Settentrione. Ed è così che il fiume Secchia in Emilia è cresciuto di ben 10 metri in 12 ore, mentre sulle Alpi innevate giacciono 1.226 milioni di metri cubi d’acqua. Di certo un bene per le riserve idriche ma un surplus senza precedenti che aggrava il rischio di esondazioni future.
I danni della mancanza di acqua al Sud
Da un estremo all’altro. Letteralmente. «Gli allevatori in Sicilia preferiscono ormai mandare al macello le bestie piuttosto che vederle morire di sete» dice il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gismundo. L’isola è in piena emergenza siccità, tant’è che il 6 maggio il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale per la siccità in Sicilia per una durata di 12 mesi. Intervento che è valso un primo stanziamento di 20 milioni di euro per la regione, con promessa di incrementare le risorse nel corso dell’attuazione dei primi interventi di contrasto alla crisi.
Prima ancora, il 9 febbraio, il presidente della regione Sicilia, Renato Schifani, aveva dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio, dove le piogge scarseggiavano già dall’autunno 2023 e le temperature più alte della media avevano ridotto i deflussi idrici superficiali e scaricato le falde. Il 2 luglio il capo della Protezione Civile siciliana, Salvo Cocina, ha affermato che l’acqua negli invasi «è al 25% del totale e sta ancora diminuendo, visto che si consuma e non piove. Per le colture irrigue la situazione è persa in partenza».
Il 26 giugno Legambiente ha ufficializzato la scomparsa del Lago di Pergusa, in provincia di Enna, a causa della totale desertificazione del suo fondale. L’invaso era l’unico naturale presente sull’isola. Un’oasi che era stata promossa a sito di interesse comunitario da parte dell’Unione Europea per la sua importanza geologica e faunistica, in quanto rappresentava una delle principali stazioni di sosta per numerose specie di volatili che ogni anno migrano dall’Africa all’Europa. E anche qui rimane un enigma il fronte turismo, altro grande motore economico dell’isola adesso a rischio. Gli albergatori prevedono un’ondata di disdette come sta già succedendo nella provincia di Agrigento, uno dei più importanti catalizzatori turistici per i suoi siti archeologici patrimonio dell’umanità.
In Lombardia è stata la primavera più piovosa di sempre
Nell’estate 2022 Milano era stata costretta a fermare le fontane per risparmiare acqua a causa della scarsità di piogge, mentre nella primavera 2024 usciva dai tombini. Il 15 maggio sono caduti 103,6 mm e, oltre a essere le 24 ore più piovose del trimestre, è stato anche il giorno di maggio più piovoso degli ultimi 128 anni. Ovvero dal 1896, da quando esistono le rilevazioni.
Se si estende l’analisi dagli anni ‘50 del secolo scorso, emerge che quello appena trascorso è, per molte località, nella classifica dei mesi di maggio più piovosi: a Pavia più piovoso, mentre a Mantova e Milano il terzo. Prevedibili insomma le esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro il 15 maggio che hanno allagato diverse zone della metropoli e dintorni. Il report della Fondazione Osservatorio Meteorologico Milano Duomo sancisce che tra il 1° marzo e il 31 maggio, il periodo della primavera meteorologica, sono caduti 647,7 millimetri di pioggia, contro una media del trentennio di riferimento (1991-2020) di 237,5 millimetri.
L’anno dei record è cominciato a febbraio
Se invece si ripercorrono anche i mesi invernali si scopre che il periodo dei record è iniziato a metà febbraio. A Milano, dall’inizio del 2024, si sono registrati 883 millimetri di pioggia. Un valore che non ha precedenti negli ultimi 261 anni di storia (i rilevamenti nella sede dell’Osservatorio di Brera sono iniziati nel 1764). Se si considera che l’accumulo medio annuo è di circa 910 millimetri, questo dato assume ancora più importanza: nei primi cinque mesi è già caduta la pioggia che normalmente cade in un anno. L’anomalia più importante riguarda la pianura occidentale, tra milanese e pavese, dove le precipitazioni sono state il triplo rispetto alla media del periodo, mentre è più contenuta sulle Alpi, quasi il doppio, come risulta dalla stazione meteo di Sondrio.
Si sono alternati anche giorni di afa a momenti coperti, accompagnati da temporali, che a volte evolvono in grandinate. E così, anche le temperature rispecchiano questo andamento: marzo è stato più caldo di un grado rispetto al normale, aprile ha portato un anticipo d’estate, soprattutto nell’ultima settimana. E il 14 aprile si sono toccati i 30 gradi. Due giorni dopo, sono arrivate raffiche di vento, che hanno soffiato a 69 chilometri orari. A maggio, invece, c’è stata un’inversione di rotta: la temperatura media è stata solo di 18,4 gradi.
«Come sarà il clima della mia città tra 60 anni?»
Questa è la domanda a cui cerca di dare risposta il progetto The Future Urban Climates, ideato dall’ecologo Matthew Fitzpatrick, dell’Università del Maryland sulla base dei dati del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici Ipcc. Una mappa con 40.581 luoghi del mondo tra cui decine di città italiane che stima quale sarà umidità e temperatura media nel 2080 rispetto a oggi e qual è la più vicina città in cui oggi si trovano quelle condizioni. Il clima di Roma sarà simile a quello della città albanese di Berat, mentre Milano avrà una temperatura media di 6,5 gradi più alta. Benvenuti nelle città del futuro.