La ministra della Famiglia Eugenia Roccella è stata fortemente contestata durante gli Stati Generali della Natalità organizzati a Roma. Durante il suo intervento, un gruppo di liceali del collettivo transfemminista Aracne ha gridato slogan e mostrato dei cartelli di contestazione. Non appena la ministra ha preso la parola, sono partiti fischi e urla. A quel punto, Roccella ha deciso di abbandonare il palco.
La ministra non è nuova a contestazioni e, con un post sui social, si è detta certa che tutto il mondo della sinistra avrà «parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti». A suo sostegno si è espresso anche il Presidente della Repubblica, con una telefonata.
Cosa è successo
La prima giornata è cominciata con l’intervento del Presidente della Fondazione per la Natalità Gianluigi De Palo, quest’anno promotore della quarta edizione degli Stati Generali della Natalità. Pochi minuti dopo, il microfono è passato alla ministra e dalla platea è partita la contestazione: cartelli con scritto: “Sul corpo mio decido io”, cori contro le associazioni Pro Vita: «Fuori dai consultori» e poi qualcuno ha gridato «Vergogna, vergogna».
«Ragazzi noi siamo d’accordo, ma nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne. Proprio nessuno» replica Roccella. Ma la contestazione non è cessata. Una delle manifestanti è stata invitata sul palco per esporre le ragioni della polemica. Una studentessa ha dunque ricevuto il microfono e ha letto un comunicato. «L’unico modello di famiglia considerata accettabile è esclusivamente quello della famiglia tradizionale eteronormata e cispatriarcale. E a noi non ci sta bene» ha gridato la giovane dal palco. La parola è poi tornata alla ministra Roccella, ma dato il proseguirsi della contestazione ha deciso di abbandonare il palco e di interrompere il suo intervento.
La solidarietà della politica e delle istituzioni
Poco dopo la contestazione, il Presidente della Repubblica ha telefonato la ministra Roccella. «Voler mettere a tacere chi la pensa diversamente contrasta con le basi della civiltà e con la nostra Costituzione» recita la nota divulgata dal Quirinale. «Piena e incondizionata solidarietà» alla ministra è stata espressa anche dalla premier Giorgia Meloni, che ha aggiunto «Lo spettacolo andato in scena questa mattina è ignobile». Meloni ha poi detto che «Responsabile è un gruppo di contestatori che si riempiono la bocca delle parole libertà, rispetto e autodeterminazione delle donne, ma poi amano la censura e impediscono ad una donna di parlare perché non ne condividono le idee».
Per il vicepremier Antonio Tajani «contestare è un atto di inciviltà» Parole di sostegno sono giunte anche dai leader delle forze politiche di opposizione. Per il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte «Impedire di far parlare qualcuno è sempre negativo. Consiglierei agli studenti di lasciar parlare la ministra la prossima volta e di contestarla pacificamente, anche sonoramente, alla fine». Per Matteo Renzi «Chi ha impedito alla Roccella di parlare è un violento». La pensano diversamente Angelo Bonelli e Laura Boldrini. Per Bonelli, contestare è «alla base della democrazia» e per Boldrini «Il dissenso non è censura».