Juncker incontra Conte: «Sono preoccupato per l’economia italiana»

«Sono leggermente preoccupato per il fatto di vedere che l’economia italiana continua a regredire», ha detto il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker al premier Giuseppe Conte durante l’incontro di oggi, martedi 2 aprile, a Palazzo Chigi. «Auspico che le autorità italiane facciano sforzi supplementari per mantenere in vita la crescita italiana» ha aggiunto.

Poi ci ha tenuto a precisare che tra Italia e Commissione è «grande amore» e che «va detto a tutti i ministri italiani». Le preoccupazioni di Juncker nascono  in seguito al rapporto Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sull’Italia del 1° aprile, che ha allarmato la penisola sulla sua crescita economica debole. Conte è intervenuto, replicando ai due attacchi provenienti dai due fronti: «Le nostre misure sono espansive e responsabili. L’impalcatura fiscale non cambia rispetto allo scenario concordato lo scorso dicembre. Il rallentamento viene riconosciuto come transitorio dalle regole europee».

Conte ha anche spiegato che «il governo aveva previsto il rallentamento del debito pubblico. Per questo ha elaborato una manovra che vuole perseguire una politica espansiva, ma responsabile, approvando misure di cui il Paese necessitava da troppi anni per ristabilire equità sociale». Infine ha aggiunto che in settimana il governo confida di approvare il decreto crescita «con misure in grado dare impulso a crescita e effettiva e potenziale».

Il presidente del Consiglio ha anche lanciato un velato messaggio a certi paesi membri dell’Unione Europea, sempre in riferimento alle “preoccupazioni” del presidente della Commissione: «Con Juncker abbiamo parlato del rallentamento dell’economia mondiale, che l’intera Eurozona si trova ad affrontare; un rallentamento economico dovuto alla guerra dei dazi che ha portato a una significativa battuta d’arresto per diversi settori dell’industria manifatturiera. Per reagire a questa fase di rallentamento, occorrerebbe che gli Stati membri che dispongono di maggiore spazio fiscale lo utilizzino»

 

Niccolò Bellugi

Senese, laureato in Scienze Politiche. Da toscano capita che aspiri qualche consonante, ma sulla "c" ci tengo particolarmente: Niccolò, non Nicolò. La mia è una sfida: mascherare il mio dialetto originario per poter lavorare in televisione o radio. Magari parlando di Sport. Ma tutto sommato va bene anche un giornale, lì non ho cadenze di cui preoccuparmi.

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