«Omofobo, razzista, forse molestatore»: in Alabama è pronto per il Senato

Paragona l’omosessualità agli accoppiamenti con gli animali, estrae pistole durante i comizi e si riferisce a nativi americani e asiatici come “rossi” e “gialli”. Il prossimo 12 dicembre Roy Moore, 70 anni, due volte giudice della Corte Suprema dell’Alabama e altrettante volte rimosso dall’incarico, potrebbe diventare il senatore più a destra d’America. È lui il candidato repubblicano al seggio lasciato vacante da Jeff Sessions, nominato ministro della Giustizia dal presidente Donald Trump.

Fino a poche settimane fa, la vittoria di Moore sembrava scontata. Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, i sondaggi gli attribuivano un vantaggio di circa 10 punti sul democratico Doug Jones. L’Alabama, del resto, ha eletto solo repubblicani al Senato negli ultimi vent’anni, ed è governato dal Grand Old Party dal 2003.

La corsa è stata sconvolta però il 9 novembre, quando il Washington Post ha pubblicato le testimonianze di quattro donne che affermavano di avere subito molestie sessuali da Moore quando erano adolescenti. Una di loro, all’epoca dei fatti, aveva 14 anni; il candidato senatore, più di 30. Nei giorni successivi, altre donne si sono fatte avanti, tanto da indurre molti esponenti del Partito Repubblicano a revocare il proprio appoggio all’ex giudice. Fra questi due ex candidati alla Casa Bianca, Mitt Romney e John McCain, e il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell. Perfino la figlia del presidente Trump, Ivanka, è stata durissima nei confronti di Moore: «Non ho ancora sentito una valida scusa da parte sua e non ho motivo di dubitare del resoconto delle vittime», ha dichiarato alla Associated Press. «C’è posto speciale all’inferno per i predatori sessuali che aggrediscono i bambini».

Il padre è però di altro avviso. «Non è il caso che un democratico progressista conquisti quel seggio», ha detto in un incontro con la stampa il 21 novembre. «L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno, in Alabama e negli Stati Uniti, è un burattino di Schumer e Pelosi», ha twittato il 26, con riferimento ai leader democratici al Senato e alla Camera. Trump aveva aperto anche alla possibilità di un viaggio in Alabama per la campagna elettorale, salvo rinunciare qualche giorno più tardi.

Moore ha ricevuto anche il sostegno – fondamentale nel suo Stato – di molti religiosi. Il pastore Flip Benham ritiene che l’ex giudice abbia frequentato minorenni «per la loro purezza». E anche un laico come Jim Ziegler, funzionario dell’Alabama, ha azzardato un parallelismo biblico: «Prendete Giuseppe e Maria. Maria era un’adolescente, Giuseppe era un falegname adulto. E sono diventati i genitori di Gesù», ha detto al Washington Examiner. «Non c’è niente di immorale o illegale in questa storia. È, al massimo, inusuale».

 «Prendete Giuseppe e Maria. Maria era un’adolescente, Giuseppe era un falegname adulto. E sono diventati i genitori di Gesù»

– Jim Ziegler, funzionario dell’Alabama

Uno dei crimini di cui è accusato l’aspirante senatore sarebbe avvenuto nel 1991, gli altri fra gli anni ’70 e ’80. Moore, nell’esercito tra il 1969 e il 1974, si era appena laureato alla University of Alabama School of Law. Ateneo prestigioso, alma mater dello stesso Jeff Sessions, dove l’ex giudice non godeva però di grande fama.

«Fra i miei compagni, era l’ultimo che avrei potuto immaginare nei panni di senatore», ha dichiarato al New Yorker l’avvocato Julia Smeds Roth, compagna di studi di Moore. «Roy faceva tantissime domande, faceva il possibile per trovarsi a discutere con un professore intelligente», ricorda un’altra donna. «In quei dibattiti veniva sempre fatto a pezzi».

Proprio in uno di quei confronti nacque il suo soprannome. «Era la prima lezione di diritto penale con il professor Clint McGee», ricorda George Thomas Wilson, addetto alle pubbliche relazioni in pensione. «Per un’ora intera Roy rimase in piedi a discutere con l’insegnante. Alla fine, McGee gli disse: “Moore, insegno in questa università da trent’anni, ma non ho mai trovato una persona con le idee confuse come lei. La chiamerò Macedonia“. Da allora, fu sempre Macedonia».

Roy Moore (secondo da destra, in alto) durante l’università

Moore non era comunque giudicato un fanatico. Secondo alcuni compagni di studi, le sue uscite più controverse sarebbero solo frutto di speculazione politica, a cominciare da quelle sugli omosessuali. «Io ero palesemente gay», ha detto ancora Wilson, «e non ho mai avuto l’impressione che Roy mi giudicasse in modo negativo per il mio orientamento sessuale».

Dopo la laurea, Moore gode ben presto della fama uomo politico e di legge anti-establishment. Ma ne guadagna anche un’altra. «Era un fatto risaputo: a Roy piacevano le ragazzine», ha dichiarato al New York Times Faye Gary, agente di polizia in pensione. Nomea che non impedisce a Moore di essere eletto giudice capo della Corte Suprema dell’Alabama nel 2001. Nelle primarie repubblicane sconfigge Harold See, sostenuto dalle élite del partito e assistito da Karl Rove, lo stratega della vittoria di George W. Bush alle presidenziali del 2000.

Un mese dopo l’insediamento, Moore ordina la costruzione di un monumento ai Dieci Comandamenti, da collocare davanti al tribunale. Varie associazioni per la separazione tra Stato e religione gli fanno causa. Nel 2002, una corte distrettuale dichiara incostituzionale il monumento e ne dispone la rimozione. Moore resiste, intenta e perde ricorsi su ricorsi. Nel 2003, dati i continui rifiuti di adeguarsi all’ordinanza, il Comitato Etico dei giudici dell’Alabama opta per la sua espulsione dalla Corte Suprema. La stessa che, l’anno successivo, si pronuncia contro di lui e chiude la vicenda.

Il monumento ai Dieci Comandamenti voluto da Moore (Montgomery, Alabama)

Nel 2012, però, Moore riprende il suo posto: nelle primarie scalza il giudice capo uscente, Chuck Malone, quindi batte facilmente il rivale democratico, Bob Vance. Questa volta, resiste quattro anni. A costargli la toga sono le ordinanze con cui impone ai giudici dell’Alabama di non recepire le decisioni dei tribunali federali e di negare le licenze di matrimonio alle coppie omosessuali.

Sei giorni dopo il respingimento del suo ultimo ricorso, Moore annuncia l’intenzione di correre per il Senato. Nelle primarie, la sera dopo aver mostrato un’arma per dimostrare il proprio sostegno al Secondo Emendamento, sconfigge ancora una volta un candidato più gradito all’establishment repubblicano: Luther Strange, scelto dal governatore Robert Bentley per occupare il seggio di Sessions fino alle elezioni straordinarie, sostenuto anche da Trump.

Un primo scandalo, sempre sollevato dal Washington Post, colpisce Moore a ottobre. Il quotidiano rivela che il candidato senatore aveva percepito salari per oltre un milione di dollari dalla Foundation for Moral Law, da lui stesso istituita: introiti in larga parte nascosti al Fisco. Il New York Daily News e Salon rendono noto anche che la fondazione aveva ricevuto donazioni dall’associazione neo-nazista di Willis Carto, celebre negli USA come negazionista dell’Olocausto.

I numeri di Moore nei sondaggi non ne risentono. Ben diverso, però, l’impatto delle accuse di molestie: a tre giorni dallo scoppio dello scandalo, gli istituti di rilevazione danno il candidato democratico in vantaggio di quasi dieci punti. A nemmeno tre settimane di distanza, però, le conseguenze sembrano essersi già affievolite e si torna a parlare di corsa in equilibrio. Alcuni sondaggi danno di nuovo avanti Moore. Resta favorevole a Jones quello del network conservatore Fox News, tra i pochi a vedere un testa a testa già a ottobre. Il vantaggio del democratico – 46% contro 38% – è dovuto però al tracollo di Moore presso l’elettorato femminile, dove è in svantaggio di 23 punti. Presso quello maschile, al contrario, il margine di 2 punti in suo favore registrato a ottobre è salito a 9. Tra gli uomini dell’Alabama, le accuse sembrano avere giovato all’ex giudice.

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