Revenge porn, anche le donne fanno sesso

Ricattata, licenziata e diffamata “colpevole” di aver fatto sesso per piacere e non per fare figli.

E’ il caso dell’ex fidanzato di un’insegnate d’asilo 22enne di Torino che ha condiviso immagini intime della ragazza nella chat del calcetto su Whatsapp. Uno del gruppo riconosce la maestra del suo bambino e lo racconta alla moglie. La donna, così, inoltra le immagini alle altre mamme e minaccia l’insegnate di far arrivare il materiale alla dirigente scolastica se avesse denunciato. Lei, però, si è rivolta alle forze dell’ordine e la direttrice l’ha obbligata alle dimissioni diffamandola pubblicamente.

Il revenge porn o vendetta pornografica è più di una semplice ritorsione tra due persone. E’ la condivisione di materiale intimo senza il consenso delle persone rappresentate, punito con la reclusione da un a sei anni non solo per chi ha acquisito o diffuso per primo il materiale ma anche per chi lo inoltra a sua volta. Per capire meglio di cosa si tratta, abbiamo intervistato Chiara Bonatti, un’insegnate di 31 anni che ci spiega perché nel 2020 le donne non sono ancora libere sessualmente.

 

 

Perché la direttrice di questo asilo è arrivata a obbligare la maestra alle dimissioni?

Nell’immaginario comune l’insegnante è vista come un essere robotico senza una vita sociale o comunitaria. In realtà anche noi siamo esseri umani e abbiamo la necessità di avere una vita sessuale sana e protetta. Questa libertà non è svilente. Noi “non ci roviniamo e non cediamo a nulla” se abbiamo una vita sessuale. In questo caso le mamme e la moglie del compagno di calcetto dell’ex fidanzato della maestra hanno diffuso queste immagini  perché associamo ancora la sessualità femminile come mezzo per ottenere qualcosa. Non viene vista come una necessità fisica, affettiva e naturale. Le società patriarcali associano la sessualità maschile al piacere mentre la donna è associata alla riproduzione. L’immagine di una donna polivalente non viene accettata. Dobbiamo continuamente catalogare le persone. Questo vale per donne e uomini. Esistono stereotipi che non possono andare oltre le loro linee di confine. Una donna che vuole essere sessualmente attiva non può essere madre. Una donna che vuole fare carriera toglie tempo ai suoi figli a meno che non lo faccia per esigenze economiche. In quel caso si sacrifica, quindi viene concesso ma se lo fa per sua volontà allora non  è una buona madre.

 

Perché le mamme di questi bambini non hanno supportato la maestra?

Queste donne hanno subito la vergogna di sapere che i loro uomini hanno visto quelle immagini e non avrebbero più guardato l’insegnate come una maestra d’asilo ma come oggetto sessuale. Secondo me non hanno abbastanza fiducia nel controllo delle pulsazioni dei loro mariti. Se sei una persona intelligente riesci a distinguere le due cose. Puoi vedermi nuda ma questo non ti autorizza ad avere nessun tipo di azione verso di me. Queste madri hanno voluto nascondere le loro paure mascherandosi da protettrice degli infanti.

Perché la maestra è stata “punita”?

Se l’insegnante avesse mandato le sue foto ai padri di questi bambini e quindi avesse fatto una proposta sessuale, allora il licenziamento sarebbe stato opportuno. In questo caso la diffusione delle immagine è avvenuta da parte dell’ex fidanzato che non era un genitore dei bimbi di cui si occupava a scuola. E’ stato uno dei compagni di lui che ha reso note le immagini alla moglie. La dirigente non si è resa conto di questa differenza e l’ha umiliata per una cosa che è assolutamente normale per l’essere umano, ovvero avere una vita sessuale non legata per forza alla riproduzione. Io quando ho avuto screzi con le mie colleghe ho avuto il supporto della dirigenza ma mi rendo conto che erano direttori uomini. Secondo me un uomo capisce quando ci sono troppe “galline nel pollaio”. Lo dico in maniera scherzosa ma che scherzosa non è. Questa dirigente si è comportata da donna o da uomo? Se questo è il futuro della classe dirigente femminile, preferisco essere un uomo. Secondo me un uomo avrebbe fatto in modo che la questione rimanesse nel privato. Noi donne viviamo in questa società e ne siamo influenzate da quando siamo piccole.

E se non fosse stata una maestra d’asilo?

Questo è un lavoro come un altro.  Rifiuteresti le cure di una donna medico perché è giovane e sessualmente attiva? Probabilmente alcuni sì. La domanda è: se fosse successo a un insegnate uomo avrebbe dato altrettanto fastidio? E i padri si sarebbero comportati come le mamme?

 

Lei come interpreta l’atteggiamento di queste donne?

La direttrice ha diffamato l’insegnate dichiarando che non avrebbe mai più trovato lavoro, nemmeno per pulire i cessi. Questo è terribile. Noi siamo continuamente l’una contro l’altra. In questo caso è stato più pericoloso l’atteggiamento delle donne. L’ex fidanzato ha diffuso queste immagini tra gli amici del calcetto e poteva finire lì. Non si sarebbe nemmeno trattato di revenge porn ma di diffusione di materiale pornografico senza consenso. Il revenge porn è quando io intimidisco te dicendoti di non fare una certa cosa altrimenti pubblico le tue immagini. Questo è stato fatto dalla moglie di un compagno del gruppo e la dirigente scolastica, invece di difendere l’insegnate, l’ha diffamata. La moglie del compagno di calcetto avrebbe dovuto chiedere al marito il perché lui avesse queste immagini sul suo cellulare. La direttrice, quindi, avrebbe dovuto supportare l’insegnate e fermare la diffusione di queste immagini. Il problema è che il ruolo della maestra d’asilo è associato alla maternità, quindi una donna non può avere una vita sessuale. In Italia la maternità intensiva viene vista come l’unica forma accettabile e prevede il sacrificio femminile. Questo è inaccettabile.

La vittima di revenge porn ha 22 anni e il suo ex fidanzato ha qualche anno in più. Secondo lei, quanto è importante una corretta educazione sessuale nelle scuole?

Purtroppo il revenge porn è molto, anzi, forse troppo diffuso tra gli adolescenti. La scoperta della sessualità avviene sempre prima, addirittura alle medie e questa disponibilità social e tecnologica dei ragazzi spesso non viene educata nella maniera giusta. Come non avviene una corretta educazione sessuale nelle scuole. Siamo lontani anni luce da quello che si dovrebbe parlare in ambito sessuale. Siamo ancora al livello della distinzione tra donna e uomo. Molte volte manca proprio una figura specializzata in grado di farlo. I ragazzi, avendo quel senso di pudore, piuttosto che andare dai genitori a chiedere spiegazioni vanno a cercare su internet e si fanno un’idea sbagliata di quella che è la sessualità. Magari si paragonano ad articoli sul web che hanno letto o a immagini che hanno visto e spesso ci ritroviamo casi di revenge porn perché, in una maniera assolutamente non adeguata, i ragazzi iniziano le loro relazioni senza essere in grado di gestirle dal punto di vista social. Non hanno idea dei rischi che corrono. La scuola, soprattutto quella italiana, ha un’ottima preparazione culturale teorica ma ha poca cultura pratica necessaria allo studente per diventare una persona adulta. Questo crea confusione nell’inserimento dei giovani nel mondo degli adulti. Per questo l’educazione sessuale deve cambiare. Sul mio profilo Instagram ho parlato della mia esperienza personale. Quando ho iniziato a insegnare avevo 25 anni in una scuola dove alcuni ragazzi erano pluribocciati. Significa che avevano anche 20/21 anni. Il contratto nazionale dei lavoratori prevede che gli insegnanti non facciano attività che possano creare problematiche al ruolo istituzionale. Noi siamo delle figure pubbliche e possiamo denunciare anche gli studenti che non rispettano il nostro ruolo. Fortunatamente ho una vita sociale e a 25 anni mi è capitato più volte di andare nei locali che ho sempre frequentato e di notare la presenza dei miei alunni. Colpa mia? Colpa loro? Non è colpa di nessuno. E’ opportuno? Non lo è? Se ci si ritrova nello stesso posto avendo anche pochi anni di differenza è abbastanza normale. Nella notizia in questione abbiamo scoperto che non sono solo gli uomini a creare problematiche. Spesso sono le donne. Noto sempre di più che la complicità femminile è quasi assente. Siamo circondati da figure femminili forti che si comportano come uomini. Non di donne propriamente femminili che vivono la loro femminilità. Sono donne che si comportano come uomini. Io parlo anche da madre. Voglio vedere mia figlia crescere e diventare una donna completa. Una donna forte non deve imitare o scimmiottare un uomo per essere accettata. Questo apre anche una discussione tra chi si definisce “femminista” e chi no.

Lei che rapporto ha con i suoi studenti?

Sono un’insegnante di storia dell’arte e mi occupo della capacità empatica dei ragazzi di poter comprendere come entrare in relazione tra di loro e con il mondo degli adulti. Mi ritengo della nuova generazione nel senso che il mio gap generazionale con gli studenti è ancora relativamente poco, quindi, riesco a entrare in relazione con loro abbastanza facilmente. Ho 31 anni e per quanto io sia ancora precaria, amo molto il mio lavoro. Mi rendo conto però che ci sono delle difficoltà non sottovalutabili. Il mio rapporto con gli studenti dipende dal tipo di lavoro che viene svolto. Per tanti anni ho fatto sostegno che implica il fatto di avere una relazione molto vicina con i nostri alunni. Vai a trattare delle problematiche che entrano nella sfera dell’intimità e dell’emotività psicologica. Quest’anno insegno la mia materia ma ciò non implica soprattutto in un periodo come questo, che io non mi renda disponibile per i ragazzi nel momento in cui hanno delle difficoltà. Spesso le insegnanti giovani o aperte alla tecnologia riescono a fare anche un po’ da cuscinetto. Molto spesso si riesce a parlare meglio con gli estranei senza essere giudicati piuttosto che con persone vicine a te che possono magari preoccuparsi. Noi insegnanti siamo coinvolti ma non siamo giudicanti. Io ho un profilo Instagram privato che non utilizzo per lavoro. E’ il mio profilo. Tendenzialmente non accetto studenti dell’anno in corso. Accetto solo ex studenti quando l’anno è finito o quando il mio contratto scade. Quindi, quando non ci sono più rapporti lavorativi tra me e questi ragazzi che hanno tutti più di diciotto anni dato che lavoro alle superiori.

In merito a questa notizia che messaggio vuole mandare?

Io mi rivolgo agli studenti. Sono loro che stanno incominciando a vivere le loro esperienze e la loro sessualità in maniera attiva. Come stiamo combattendo per togliere gli stereotipi di genere al fine di rendere l’amore libero e per rendere le persone libere di vivere i propri affetti senza giudizi,  penso che questa cosa debba valere anche per chi riveste un ruolo pubblico. Cerchiamo di diventare degli adulti che fanno del bene per ricevere del bene e ciò implica anche il fatto di non giudicare nessuno.

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