Hanno sollevato polemiche e riflessioni le recenti parole del sindaco di Milano Giuseppe Sala sulle differenze salariali fra Nord e Sud Italia. «E’ chiaro che se un dipendente pubblico, a parità di ruolo, guadagna gli stessi soldi a Milano e a Reggio Calabria, è intrinsecamente sbagliato, perché il costo della vita in quelle due realtà è diverso», aveva osservato il primo cittadino milanese.
Fra i critici nei confronti della dichiarazione di Sala, Enzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei. «La proposta che ho letto non è una scelta condivisa, non solo dalla politica, ma dai sindacati. La pubblica amministrazione deve essere trasformata, e con il decreto semplificazioni stiamo lavorando per eliminarli i ritardi, le burocrazie, ma è una responsabilità nazionale, non delle singole parti del Paese».
Si è espresso contro il metodo della contrattazione di secondo livello per i dipendenti pubblici anche Massimo Bonini, segretario generale della CGIL milanese, considerandola una falsa soluzione. «La contrattazione decentrata non risolve il problema, perché la si fa solo nelle grandi aziende. Il tessuto imprenditoriale italiano è formato principalmente da piccole e medie imprese, dove spesso il sindacato non è presente e la contrattazione decentrata non viene effettuata», ha sottolineato a MasterX, sottolineando inoltre la complessità della questione delle disuguaglianze salariali dei lavoratori. Secondo Bonini, si tratta infatti di un problema generalizzato e non esauribile nella dicotomia fra Nord e Sud Italia e nelle differenze fra settore pubblico e privato.
Il segretario della Camera del Lavoro di Milano ha quindi ribadito l’alternativa di una riforma fiscale, proposta già portata dai sindacati al tavolo del governo: «una riforma di questo tipo permetterebbe, a chi paga le tasse tutte e subito, cioè i lavoratori dipendenti, di aumentare i loro redditi».