A Milano, tra i grattacieli di CityLife, è nata Edicola 2.0 Bistrot, uno spazio dove tecnologia e carta stampata si fondono in un nuovo modello di business. Il tutto grazie all’app gratuita Tinaba, realizzata dalla startup fondata da Matteo Arpe, che permette transazioni in denaro senza costi di commissione. Quotidiani e periodici senza aprire il portafoglio, ma inviando al giornalaio il conto finale via smartphone. Una possibilità in più per gli edicolanti -13mila gli esercizi che possono usufrire di Tinaba in tutta Italia – oltre che un’opportunità di sviluppo per un settore che ha subito la crisi economica e quella del calo continuo di lettori.
«Le edicole hanno tanti contenuti: ecco perché è un sistema di business attuale», ha detto il fondatore di Edicola 2.0 Mimmo Lobello, membro anche della Snag (Sindacato Provinciale Autonomo Giornalai). «Grazie a Tinaba il lettore può addirittura acquistare un singolo articolo su tanti siti di informazione che hanno un accordo con l’app». C’è poi il dialogo con gli editori, di cui si occupa invece Tinaba. «Con loro stiamo valutando anche la possibilità di dare le copie digitali a chi compra il cartaceo– ha spiegato Arpe – Si possono fare i prezzi variabili, venire incontro ai giovani proponendogli giornali a prezzi agevolati per incentivarli alla lettura».
Dopo quella di CityLife è in via di definizione lo sviluppo di una rete del brand Edicola 2.0, con più esercizi analoghi diffusi a Milano, per offrire da una parte sempre più occasioni di lettura, dall’altra spazi di ristoro con bar e tavole calde. Ma, si sa, dove c’è un’edicola c’è anche dibattito e scambio di opinioni, e così Edicola 2.0 Bistrot CityLife ha accolto e organizzato incontri con politici, amministratori e giornalisti nelle settimane precedenti il voto del 4 marzo. «Con Edicola 2.0 facciamo quello che si faceva in passato – ha commentato il licenziatario di Edicola 2.0 di CityLife Andrea De Muzio – si usciva di casa, si prendeva il caffè e il giornale per parlare e discutere in piazza».
Il servizio a cura di Giulia Diamanti e Alessandro Di Stefano