Covid-19, scarcerazione dei boss mafiosi: è un diritto o una scusa?

INTERVISTA DOPPIA

l’avvocato Daniel Monni, legale dell’ex boss della Versilia Carmelo Musumeci si confronta con Luigi Bonaventura, ex ‘ndranghetista che da 13 anni collabora con la giustizia.

Questo è un mondo sconosciuto. Sappiamo più di Marte che del pianeta carcere.

Il sovraffollamento delle carceri mette a dura prova le condizioni igienico-sanitarie. Non potendo garantire le misure di sicurezza sono stati scarcerati 376 detenuti tra cui alcuni boss condannati al 41 bis.

Perché è un diritto?

«Credo che non scarcerare i detenuti integri il 572», così l’avvocato Daniel Monni, legale dell’ex boss della Versilia Carmelo Musumeci spiega perché la scarcerazione, in un momento di tale emergenza sanitaria, è un diritto fondamentale «indipendentemente dal reato commesso».

L’avvocato Daniel Monni al fianco di Carmelo Musumeci, ex boss della Versilia

Nel diritto penale italiano «chiunque […] maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione […].».

Insieme al suo assistito, infatti, ha elaborato una denuncia per tutelare i diritti dei detenuti. «Il problema nasce dal sovraffollamento all’interno delle carceri italiane. Esporre le persone al contagio è maltrattamento e la pandemia ha portato alla luce la realtà in cui vivono queste persone».

Il pericolo delle infiltrazioni mafiose

Il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura è d’accordo ma aggiunge: «Anche io sono stato un detenuto e conosco molto bene questo problema. I diritti dei detenuti devono essere tutelati ma dobbiamo capire che in questo momento il nostro paese è in ginocchio e non abbiamo liberato dei semplici soldati. Alcuni di questi soggetti non possono fare altro che potenziare le mafie. Hanno liberato dei comandanti, dei leader. Hanno liberato delle menti criminali di un certo spessore che si possono definire geniali. Ci sono poi, collaboratori di giustizia rinchiusi in una cella con gravi problemi di salute che però, non riescono ad usufruire di questo beneficio».

Luigi Bonaventura, ex ‘ndranghetista che da 13 anni collabora con la giustizia

Bonaventura, ex ‘ndranghetista, da tredici anni è in prima linea nella lotta contro le mafie: «Questa è una situazione dove un diritto annulla l’altro. Ci sono dei soggetti che metterebbero a rischio la società e il diritto alla sicurezza dei cittadini. Lo Stato dovrebbe garantire la rieducazione dei detenuti e la loro sicurezza all’interno delle carceri. E’ ovvio che il sovraffollamento non aiuta».

Per entrambi è necessario portare alla luce questo problema e affrontare la questione immediatamente: «Occorre ripensare al carcere da un punto di vista sociale e dobbiamo trovare nuove soluzione per garantire i diritti di tutti».

 

 

No Comments Yet

Leave a Reply