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Le Capitali Europee della Cultura, una sfida che l’Italia non può perdere

La Cultura, quella con la C maiuscola, nel nostro Paese, gode dello stesso rispetto dovuto ai morti eccellenti, ai martiri, alle vittime di mafia e terrorismo. Ce ne ricordiamo solo per gli anniversari e le ricorrenze: mai durante l’anno. La Cultura non è più dunque “petrolio da sfruttare”, come sostenne Gianni De Michelis, ma un surplus, o, peggio, un vizio costoso.

Con la cultura si mangia?

Se parlassimo di economia l’Italia potrebbe quasi definirsi azionista di maggioranza dell’UNESCO: nessun Paese eguaglia il nostro patrimonio artistico. Ma, mentre il nostro orgoglio culturale crolla insieme alle mura di Pompei, possiamo solo domandarci se tale ricchezza si tratti di fortuna o, piuttosto, di una condanna. Gli italiani infatti, secondo una ricerca Istat dello scorso anno, non amano perder tempo nei musei (solo il 25,9% ne ha visitato almeno uno nel 2013) né passeggiare tra le vestigia del passato (il 20,7%). Al contempo appena il 43% della popolazione si è persa tra le pagine di almeno un libro per passione e non per dovere.