In Italia continuano le discussioni sul diritto all’aborto.
Mentre in Francia risuona ancora l’eco dei festeggiamenti per l’introduzione del diritto all’aborto all’interno della costituzione e il Parlamento europeo chiede che l’interruzione volontaria di gravidanza entri nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Ue,
il Governo italiano propone un emendamento per contrastare questo diritto.
L’ emendamento al Pnnr – già approvato in Commissione di Bilancio e pronto per la votazione alla Camera – prevede l’inserimento dei pro-life all’interno dei consultori,
e cioè in quelle strutture sanitarie riceventi ancora la maggior parte delle certificazioni per l’interruzione volontaria di gravidanza.
LA PROTESTA DELL’OPPOSIZIONE
Arriva con forza la reazione da parte dell’opposizione.
I parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni affari sociali di Camera e Senato, hanno infatti segnalato l’emendamento del centrodestra definendolo
<< una decisione molto grave, perché rappresenta l’ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione >> e sottolineando quanto sia invece fondamentale << dotare i consultori di personale strutturato e qualificato >>.
Dissuadere la donna dall’aborto: questo il fine delle associazioni pro-vita già presenti in alcuni consultori italiani. È il caso del Piemonte, che non molto tempo fa ha stanziato 400 mila euro per le associazioni antiabortiste.
Il dissenso è arrivato con severità anche dalla Segretaria del Pd: << Ci opporremo duramente all’emendamento >>, ha annunciato Schlein. << È in corso un attacco pesante alla libertà delle donne di scegliere sul proprio corpo. Ce lo aspettavamo da questa destra che, ovunque governa, cerca di minare l’attuazione della 194 e di restringere il diritto delle donne che cercano di avere accesso a un’interruzione volontaria di gravidanza >>.
LA LEGGE del 1978
Un diritto, quello all’aborto, garantito alle donne italiane dal 22 Maggio 1978, anno in cui la legge 194 è entrata in vigore. Un avanzamento legislativo fondamentale, sia in ambito sanitario che sociale, il cui auspicio era anche quello di contrastare il regime di clandestinità in cui gli aborti avvenivano e in cui, nonostante la legge, sono continuati ad avvenire. Soprattutto agli inizi degli anni Ottanta: nel 1983, per esempio, gli aborti in Italia erano quasi 235 mila.
I DATI IN ITALIA
Oggi le interruzioni di gravidanza registrate in Italia sono 63 mila.
Un dato del 2021, più basso del 4,2 % rispetto al 2020. Quanto ai ginecologi obiettori di coscienza, ammontano a circa il 63 % del personale sanitario del Paese. Il dato, comunque, è variabile in conformità alle regioni: in Emilia Romagna, per esempio, i medici obiettori rappresentano il 45 %, mentre in Sicilia l’85 %.
Ammontano al 43 % invece le certificazioni presentate ai consultori, che restano le strutture preferite per le prescrizioni dell’interruzione di gravidanza. Seguono i servizi offerti dai reparti di Ostetricia e Ginecologia degli ospedali (35 %) e dai medici di fiducia (20 %).
Schlein, infine, non manca di ricordare la promessa fatta dalla Presidente del Consiglio durante la campagna elettorale. Meloni << Diceva: “Non preoccupatevi, che non toccheremo il diritto all’aborto >>.
È invece Valeria Dubini, presidente di Agite, l’associazione che raccoglie i ginecologi che lavorano sul territorio, a precisare che anche se la legge 194, all’articolo 2, prevede il coinvolgimento del volontariato, << la donna resta al centro, decide lei cosa vuole fare e poi, se sceglie di partorire, può usufruire dell’aiuto da parte del volontariato >>.
IL RISCHIO DI VIOLENZA PSICOLOGICA PER LE ADOLESCENTI
Non da ultimo, da tenere in conto è il rischio di violenza psicologica da parte dei pro-vita sulle adolescenti che potrebbero rivolgersi ai consultori per l’interruzione di gravidanza. La psicologa Rita Cortenesi, operatrice per 38 anni in un consultorio romano, a ribadire quanto << in un momento così difficile, incontrare un pro-life che punta sui sensi di colpa può essere psicologicamente insostenibile, soprattutto per un’adolescente >>. Mentre sulle associazioni che propongono di obbligare le donne ad ascoltare il battito del feto prima di abortire, Cortenesi ricorda quanto questa pratica rappresenti una violazione dei << principi di laicità, autodeterminazione e libero accesso alla base dei consultori >>.