Come previsto, il partito naizonalista Sinn Féin ha vinto le elezioni, che si sono tenute giovedì 5 maggio, in Irlanda del Nord. Per la prima volta nella sua storia sarà il partito più rappresentato nella Nazione. Il risultato è stato definito storico perché da quando è stata creata l’Irlanda del Nord, nel 1921, la maggioranza dei seggi è sempre andata ad un partito unionista, sostenitore dell’appartenenza al Regno Unito. Gli obiettivi del Sinn Féin sono invece molto diversi.
Aria di riunificazione
Gli accordi di pace del Good Friday, che posero fine a 30 anni di violenza all’interno dell’Irlanda del Nord, stabiliscono che nel paese ci siano sempre due primi ministri, uno nominato dai nazionalisti e uno dagli unionisti protestanti, cioè la fazione politica che spinge l’Irlanda del Nord a rimanere all’interno del Regno Unito e non si unisca alla Repubblica Irlandese. Per molti una vittoria della O’Neill contribuirà ad avvicinare una riunificazione delle due Irlande.
Gli ultimi sondaggi
Gli ultimi sondaggi davano avanti l’esponente nazionalista, con oltre il 26% dei voti e il DUP, il principale partito unionista, a circa il 18%. I due primi ministri che guidano l’Irlanda del Nord sono strettamente legati, se cade uno cade anche l’altro. Questa particolare modalità di governo fu decisa nel 1998 con i famosi accordi, detti anche Troubles, che misero fine alla guerra civile che aveva martoriato il paese negli ultimi trent’anni di storia. Alla fine delle votazioni il Sinn Féin dovrebbe ottenre 27 seggi su 90
Chi è Michelle O’Neill
Michelle è diventata la prima donna leader del Sinn Féin in Irlanda del Nord, a 40 anni. Una vera svolta per il movimento nazionalista cattolico, dominato fino ad allora dai nazionalista dell’Ira, un’organizzazione militare nata da alcuni volontari irlandesi nel primo Novecento. Lei rappresenta la prima generazione ad entrare in politica dopo la guerra civile trentennale.
This has been an historic election.
An election of real change.
I will lead the Sinn Féin team to Stormont on Monday, ready to get the Executive up and running right away.
To put money in people’s pockets.
To invest in our health service.
And to build a better future for all pic.twitter.com/orrFtCIVwl
— Michelle O’Neill (@moneillsf) May 7, 2022
Boris Jhonson sulle spine
Negli stessi giorni, sempre nel Regno Unito, si terranno le elezioni locali in Scozia, Galles e in alcune parti dell’Inghilterra, dove saranno in palio più di 6 mila seggi e che potrebbero complicare molto il futuro politico del Primo Ministro inglese Jhonson. Da quando si sono svolte le ultime elezioni locali nel 2018, sia il partito Laburista, di centro-sinistra, sia quello Conservatore, unionista, hanno cambiato i loro leader. In Scozia è prevista la vittoria del partito nazionalista Snp e la richiesta per un secondo referendum per l’indipendenza pare molto probabile. Sarebbe un altro duro colpo per il governo Jhonson.