Ancora molti incidenti e ancora troppe vittime sulle strade del Friuli-Venezia Giulia. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat sul tema, pubblicato lo scorso 18 ottobre, nel 2016 i sinistri sono stati quasi 3.500. Sulle strade della regione sono morte 67 persone e 4.630 sono rimaste ferite. Complessivamente le cifre raccontano una situazione in via di miglioramento con un -4,3% di vittime sulla strada e la diminuzione degli incidenti pari a 2,4 punti percentuali in controtendenza con la media nazionale (+0,7 e +0,9%). Non è ancora il momento di cantare vittoria purtroppo: i problemi storici restano senza risposta. È sufficiente guardare a una mappa che raccoglie soltanto gli incidenti stradali raccontati dai principali organi di stampa tra il 2016 e il 2017 per rendersene conto. Oltre all’immancabile A4, tra le autovie più interessate da incidenti ci sono anche la ss13 (Pontebbana), viale Palmanova a Udine, la grande viabilità triestina e la strada costiera nel capoluogo.
Pur nell’incompletezza di un racconto che rappresenta solo il 10% della cifra reale degli incidenti friulani, dalla cartina si capiscono già molte cose. Si parla di strade purtroppo già note sulle quali da anni si cerca di intervenire. La Torino-Trieste ha conosciuto un netto miglioramento grazie alla politica di feroce repressione attuata sia in Friuli sia in Veneto a suon di autovelox. Ciò nonostante resta il tratto stradale più interessato dagli incidenti in regione a causa del traffico pesante che lo attraversa ogni giorno. C’è speranza anche per viale Venezia, grazie al recente progetto di ammodernamento urbanistico voluto dalla giunta Honsell per tentare di mettere in sicurezza almeno una delle grandi porte di accesso alla città di Udine. Nulla si muove invece per la pontebbana (SS13 Sacile-Tricesimo): grazie al suo contributo le strade regionali, provinciali ed extraurbane in FVG hanno il triste primato per i morti al volante con il 57% dei decessi (4,7 ogni 100 casi) sul totale delle autovie. Sono invece le strade urbane a dominare per percentuale di incidenti e feriti, con il 72 e il 68% per ciascuna categoria. A Trieste i grattacapi restano gli stessi di sempre: la grande viabilità triestina e la strada costiera sono ancora oggi le zone del capoluogo dove si muore di più al volante mentre si registrano numerosi incidenti a Sistiana, intorno a via Coroneo e su viale Miramare.
Sulle strade urbane quasi la metà dei sinistri avviene lungo un rettilineo (42,6%), il 24,0% del totale nei pressi di un’intersezione; seguono gli incroci (15,9%) e le curve (7,6%). Lungo le strade extraurbane invece il 47% degli incidenti avviene su strade rettilinee mentre il 23,4% si verifica in curva e il 16,0% nei pressi di un’intersezione. Secondo questi dati , le strade più dritte sono il principale problema per gli automobilisti friulani. Non c’è dunque da stupirsi per il sempre più frequente ricorso alle rotatorie per tentare di ridurre la velocità e mantenere vigile l’attenzione dei guidatori.
In linea con i programmi d’azione europei per la sicurezza stradale, anche la nostra regione si è impegnata a dimezzare il numero di morti per incidente stradale. Osservando la serie storica è possibile notare come nel periodo 2001-2010 le vittime della strada si sono ridotte del 50,2%, più della media nazionale (-42,0%); nel periodo 2001-2016 si registra una variazione del 44%. Sempre fra il 2010 e il 2016 l’indice di mortalità sul territorio regionale è passato da 2,6 a 1,9 deceduti ogni 100 incidenti, mentre quello medio nazionale è rimasto invariato a 1,9.
Il periodo dell’anno più a rischio per percorrere le strade della regione è tra maggio e settembre (si contano 1.545 incidenti, il 44,7% degli incidenti dell’intero anno) ma tra i mesi con la più alta incidentalità c’è anche novembre. La gran parte degli incidenti poi, avviene alla luce del sole: il 76% ha luogo tra le 8 e le 20 anche se la mortalità continua a interessare maggiormente le fasce notturne. La più letale, al contrario di quanto si penserebbe non è quella tra la mezzanotte e l’una (5,6 morti ogni 100 incidenti) ma quella tra le cinque e le sei del mattino che raccoglie, presumibilmente, i festaioli più scapestrati e le persone che si stanno spostando per andare al lavoro con 7,9 morti ogni 100 sinistri. Nelle notti di venerdì e sabato infine si concentrano il 39,5% degli incidenti notturni, il 15,4% delle vittime e il 41,8% dei feriti.
Andando a vedere come sono distribuiti gli incidenti del 2016 tra i comuni più abitati, si trova Trieste al primo posto (878), seguita da Udine con 423 incidenti. Viene quindi Pordenone (203), con Monfalcone (127) che segnala un risultato peggiore rispetto al quarto capoluogo friulano, Gorizia, con i suoi 116 incidenti l’anno. L’indice di mortalità aumenta nei comuni capoluogo di Trieste e Gorizia, mentre diminuisce in quello di Udine e resta invariato a Pordenone; nell’insieme di queste quattro aree i decessi passano da 12 nel 2015 a 14 del 2016. I centri urbani restano, in conclusione, le aree dove si verificano più incidenti in Friuli-Venezia Giulia. Se si tiene conto anche della cintura che fa da contorno alle città, la percentuale di sinistri che accadono in questo contesto è pari all’89,8% dei casi. Il resto degli incidenti avviene invece nelle zone della regione che si trovano a più di 20 minuti di distanza dai centri abitati più importanti, con il restante 10,2%.