Meno contenitori e più contenuto: questa la richiesta che viene fatta da molti cittadini stanchi di acquistare con piccole porzioni di cibo imballi nocivi per l’ambiente e problematici da smaltire. Gli scaffali dei supermarket sono gremiti di prodotti alimentari impreziositi da confezioni colorate e accattivanti, che subito dopo l’acquisto si trasformano in ingombrante spazzatura.
La sola ristorazione da asporto (take-away) produce ogni anno milioni di pezzi di rifiuti negli spazi pubblici, di cui una parte viene poi abbandonata. Il “littering” (abbandono dei rifiuti per strada) è oggi un fenomeno preoccupante per la sua crescente diffusione. Molte aziende hanno allo studio nuovi imballi alimentari che, pur proteggendo e conservando il cibo da microrganismi e parassiti, abbiano un minore impatto ambientale.
Senza dover aspettare qualche anno, come è possibile intervenire subito? Certamente i consumatori possono avere un ruolo fondamentale nella scelta di alcuni cibi contenuti in imballi migliori di altri, premiando così i produttori più virtuosi che utilizzano solo imballaggi ecologici o limitano al minimo indispensabile il pack. Un altro modo per dichiarare guerra al bidone della spazzatura è scegliere una dieta basata su prodotti freschi, di stagione e a chilometro zero.
La “no bar code diet” (dieta basata su alimenti senza codice a barre) potrebbe essere utile non solo per l’ambiente, ma anche per favorire salute e benessere, permettendo di nutrirsi solo con alimenti freschi e senza additivi. Rispetto a piatti pronti e alimenti confezionati, frutta, verdura, formaggi locali hanno un minor impatto ambientale e sono alimenti da preferire da ogni punto di vista.
a cura di Marta Zanichelli