L’epidemia di colera continua a dilagare nello Stato dello Yemen. Il picco più alto era stato registrato nel 2017, quando i contagiati furono circa un milione, mentre il secondo risale al 2019, con oltre 860 mila casi sospetti. Ora, l’arrivo della stagione delle piogge rischia di provocare un nuovo importante record negativo. Sono più di 56 mila le persone contagiate dall’inizio dell’anno, e oltre 2,2 milioni dal 2017. A complicare questa situazione già pesante c’è la difficoltà a soccorrere i malati, a causa di una guerra che ormai dura da cinque anni e per la quale sono già morti 12 mila civli e, in totale, più di 100 mila persone.
L’allarme è stato lanciato il 12 marzo da Oxfam, cinque anni dopo lo scoppio della più grave emergenza umanitaria al mondo, come affermato dalle Nazioni Unite. Situazione che però, dopo tutto questo tempo, sembra venire ancora ignorata dalla comunità internazionale.
«Mentre il sistema sanitario è ormai al collasso, con solo la metà delle strutture in funzione in tutto il Paese a causa dei bombardamenti e degli scontri degli ultimi anni, il numero di contagi potrebbe aumentare con l’arrivo della stagione delle piogge in aprile», è quanto ha dichiarato Paolo Pezzati, consulente politico per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia, che aggiunge:«Sarebbe l’ennesimo colpo per un popolo che ha già sofferto orrori indicibili».
Intanto il nord dello Yemen rimane la zona più a rischio, ciò a causa della grande scarsità di fonti d’acqua pulita, sopratutto nei cinque governatorati di Sana’a, Hajjah, Hudaydah, Taiz e Dhamar.
«La popolazione dello Yemen deve affrontare ancora una volta una prova durissima, nella quasi totale indifferenza del resto del mondo», continua Pezzati, «la mancanza di acqua e cibo espone la popolazione, soprattuto le comunità più povere e vulnerabili, ad epidemie come questa. 10 milioni di persone sono sull’orlo della carestia, più di 17 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienico sanitari».
In più si stanno esaurendo le scorte di medicinali e altri materiali sanitari, mentre l’instabilità nei tassi di cambio ha fatto salire vertiginosamente il prezzo del carburante. Di conseguenza, sono aumentati i costi per il trasporto di acqua pulita con i camion-cisterna, nelle zone dove la popolazione non ha fonti sotterranee dalle quali poter attingere l’acqua.