Come funziona la “Fat tax” per ridurre l’obesità

Parliamo continuamente di alimentazione e diete ma dal 1980 ad oggi gli obesi sono più che raddoppiati. Nel mondo oltre mezzo miliardo di persone (205 milioni gli uomini e 297 milioni le donne) risultano obese. L’autorevole rivista Lancet ha pubblicato tre studi, durati 20 anni, che incrociando gli indici corporei BMI (Body Mass Index), la pressione arteriosa e i livelli di colesterolemia hanno stabilito che, nel mondo, una persona su 10 è gravemente fuori forma.

Gli americani hanno la palma del paese con la popolazione più grassa in assoluto superando (di poco) gli abitanti delle Isole Samoa, con un indice di massa corporea superiore a 28. All’opposto, i giapponesi sono i più magri, al pari delle donne svizzere, con un BMI inferiore ai 24 punti. In mezzo a questi due estremi si trovano i tanti Paesi con un reddito medio-basso (Cecoslovacchia, Turchia e paesi dell’Est) rendendo l’obesità un problema globale. Uno dei rimedi al dilagare dell’obesità potrebbe essere l’introduzione di una tassa, la fat tax, sui junk food (cibi spazzatura). Steven Gortmaker, docente dell’Harvard School of Public Health, propone misure economiche per migliorare lo stato di forma (e di salute) dei cittadini.

Tassare cibi e bevande ricche di zuccheri e grassi ad alto impatto calorico potrebbe essere una soluzione. Gortmaker ha calcolato che una tassa di un cent a oncia sulle bevande zuccherate in California garantirebbe entrate per 1,5 miliardi di dollari l’anno, dissuadendo parte dei consumatori dall’acquisto di questo tipo di prodotti. Con l’effetto di ridurre il tasso di obesità e i costi indotti dalle patologie legate all’obesità.

Un’altra strada alternativa alla “fat tax” potrebbe essere la collaborazione tra governi e aziende alimentari per ridurre volontariamente alcuni ingredienti dei cibi dannosi alla salute umana, come grassi saturi, zuccheri e sale. Queste misure hanno il duplice scopo di diminuire il tasso di crescita delle persone obese, che ora sembra inarrestabile, e la tutela delle nuove generazioni. I bambini hanno ampi margini di miglioramento della loro educazione alimentare e non sono ancora compromessi nel fisico. Viste le condizioni in cui versa attualmente la popolazione mondiale, la speranza di avere individui magri e sani è tutta nelle nuove generazioni.

a cura di Marta Zanichelli

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